Il dialetto non perde più terreno !
Indagine della Camera di commercio
La camera di commercio di Milano, basandosi su dati Istat, ha pubblicato una interessante tabella concernente l’utilizzo del dialetto in Lombardia. I dati in questione appaiono davvero significativi e delineano, a mio avviso, un chiaro segnale: l’emorragia si è arrestata, siamo arrivati allo zoccolo duro e da qui non si scende.
Infatti, l’esame comparativo dei dati fornito dalla Camera di commercio mette a confronto la situazione dell’uso della lingua locale nel 2000 e nel 2006. Si denota una flessione dell’uso del dialetto, ma è una flessione sostanzialmente irrilevante, in pratica, possiamo tranquillamente dire che i dati sono stabili. Forse, e finalmente, il genocidio culturale messo in atto a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo contro il lombardo e la cultura lombarda, ad opera di colonizzatori giunti da noi col preciso scopo di soggiogare un popolo mediante annientamento culturale, forse, dicevo, quel genocidio culturale è finito.
Si, parlo di annientamento culturale. Le vicende del Tibet vi dicono nulla in proposito ? Azzeramento linguistico, sottomissione politico-economica, sfruttamento. E’ un cliché ben sperimentato nei secoli. Gli inglesi lo hanno applicato con gli scozzesi e gli irlandesi, i romani lo hanno applicato coi celti, i spagnoli con i variegati popoli precolombiani d’America, gli arabi nei confronti delle popolazione nordafricane romanizzate nel VII e VIII secolo.
Ora, vediamo cosa dicono i dati in questione:
La camera di commercio di Milano, basandosi su dati Istat, ha pubblicato una interessante tabella concernente l’utilizzo del dialetto in Lombardia. I dati in questione appaiono davvero significativi e delineano, a mio avviso, un chiaro segnale: l’emorragia si è arrestata, siamo arrivati allo zoccolo duro e da qui non si scende.
Infatti, l’esame comparativo dei dati fornito dalla Camera di commercio mette a confronto la situazione dell’uso della lingua locale nel 2000 e nel 2006. Si denota una flessione dell’uso del dialetto, ma è una flessione sostanzialmente irrilevante, in pratica, possiamo tranquillamente dire che i dati sono stabili. Forse, e finalmente, il genocidio culturale messo in atto a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo contro il lombardo e la cultura lombarda, ad opera di colonizzatori giunti da noi col preciso scopo di soggiogare un popolo mediante annientamento culturale, forse, dicevo, quel genocidio culturale è finito.
Si, parlo di annientamento culturale. Le vicende del Tibet vi dicono nulla in proposito ? Azzeramento linguistico, sottomissione politico-economica, sfruttamento. E’ un cliché ben sperimentato nei secoli. Gli inglesi lo hanno applicato con gli scozzesi e gli irlandesi, i romani lo hanno applicato coi celti, i spagnoli con i variegati popoli precolombiani d’America, gli arabi nei confronti delle popolazione nordafricane romanizzate nel VII e VIII secolo.
Ora, vediamo cosa dicono i dati in questione:
stima di quanti parlano solo o prevalen-tamente dialetto in famiglia | stima di quanti parlano sia italiano che dialetto in famiglia | stima di quanti parlano solo o prevalen-tamente dialetto con amici | stima di quanti parlano sia italiano che dialetto con amici | stima di quanti parlano solo o prevalen-tamente dialetto con estranei | stima di quanti parlano sia italiano che dialetto con estranei | |
Percentuale | 9,1% | 26,6% | 7,1% | 25,0% | 1,9% | 12,9% |
Differenza 2006-2000 | -1,6% | -1,3% | -2,9% | +0,6% | -1,4% | +4,1% |
Occorre portare avanti la battaglia dell’insegnamento della lingua locale, anche nelle scuole. Non sono così sprovveduto da pensare che gli stranieri e i meridionali che vivono qui possano o vogliano imparare un buon Bustocco, ma l’insegnamento nelle scuole è idoneo a dare finalmente alle lingue locali la dignità che meritano: non più il residuato di una parlata rozza e ignorante, ma un patrimonio da coltivare.
Rivalutato il valore culturale dei dialetti, inizierà la controtendenza e la ripresa dell’uso della lingua locale in famiglia, fra amici e con estranei. Cominciamo, tutti noi, ad insegnarlo ai nostri figli. Queste battaglie si vincono nei decenni, non in pochi anni e le vinciamo o le perdiamo noi, oggi.
Vogliamo forse esser ricordati dalla storia come la generazione che ha sterminato il proprio patrimonio culturale della durata di millenni ?
Enrico Candiani