Il Bustocco è una lingua viva

E’ UNA LINGUA VIVA !

Da tempo è velatamente aperto un dibattito fra i cultori del Bustocco, e, direi, in generale fra i cultori delle lingue locali.
La domanda, che io ritengo fondamentale è la seguente:

Il Bustocco deve essere ancora considerato “puro”, ossia usato, scritto e parlato, con i soli vocaboli che venivano usati fino alla fine degli anni ’50, oppure è lecito usare dei neologismi, ossia parole non presenti nel vocabolario Bustocco Classico, quello dell’amico Giavini, per intenderci ?.

In altre parole, è lecito o no prendere a prestito parole dall’italiano o da altre lingue, ed adattarlo alla fonetica Bustocca, ad esempio non pronunciando la lettera “r” fra due vocali, o mutando la “o” finale in “u” e via discorrendo ?
La verità va ricercata nel concetto di lingua viva. Una lingua è viva fintantoché muta, cambia, si adegua. Così son vive le lingue come L'anglo-Americano, ad esempio, sempre prontissime a mutare terminologie e pronuncia.
Sono lingue morte quelle che non evolvono più, quelle - insomma - di cui rimane solo la letteratura passata.
Ebbene, se non vogliamo noi stessi pronunciare l’epitaffio sul nostro amore, sul Bustocco, proprio noi, che ci addentriamo, con più o meno merito, con più o meno doti, con più o meno classe, nella composizione e lettura del Bustocco, ebbene proprio noi dobbiamo non solo dichiarare che il Bustocco è vivo, ma dobbiamo dimostrarlo.
Ora, se l’Italiano ha avuto poche remore a permeare vocaboli francesi o inglesi laddove non ne aveva di propri adatti al concetto o ai tempi, laddove i latini, nazionalisti allo stato puro, non hanno avuto a loro tempo timore ad utilizzare neologismi dei loro nemici storici e culturali, i Greci, perché mai dovremmo avere questi timori o questa superbia proprio noi Bustocchi ?
Sicchè la mia esortazione è quella di non temere di bustocchizzare parole, italiane o non, se serve, se non troviamo una parola, un vocabolo, una perifrasi, un suono Bustocco classico che si adatti allo scopo che abbiamo in mente.
Ricordiamoci che il Bustocco è vissuto fino a tutta la prima metà dello scorso secolo, il ventesimo, su una cultura contadina e protoindustriale.
Come possiamo pretendere che quel popolo, ossia il NOSTRO popolo, possa aver coniato verbi, sostantivi e aggettivi idonei per la società telematica e post industriale del XXI secolo ?
Dunque. E’ VIVA.

E che viva sia. Non buttiamo certo nel cesto della raccolta differenziata i vecchi termini, ma se il grosso vocabolario agreste non ci basta più, se è vero che non sappiamo nemmeno in lingua Italiana come si chiamano certe piante o certi attrezzi, allora esprimiamoci pure con termini acquisiti altrove, se occorre. Basta che rispettiamo la bustocchità dei suoni e della grammatica e sintassi.
Attendo dunque la Vostra opinione come prezioso dono che farete a ricompensa degli sforzi compiuti con queste pagine internet, e dunque scrivete a:
bustocco@bustocco.com