San Giovanni Battista: ricorrenza vissuta in modo "incantato" a Busto Arsizio

La festa di San Giovanni Battista
a Busto Arsizio

Ovunque, nel mondo Cristiano, si festeggia la ricorrenza del precursore di Cristo, che essendo colui che ha dato il battesimo al Figlio di Dio, non può che stare in cima alla lista dei Santi.
A Busto si festeggiava la ricorrenza con scampagnate mattutine, nelle quali si raccoglieva la rugiada di San Giovanni che, per tradizione, aveva effetti balsamici. Si voleva che chi si bagnasse gli occhi con questa rugiada fosse preservato dalle malattie alla vista.
La notte di san Giovanni si poteva camminare a piedi nudi nei campi senza timore di prendere raffreddamenti di sorta.
La cosa più importante però era che - cercando con attenzione e fede - si potevano trovare, cristallizzate sulle foglie delle verzette o del “miagón”, le lacrime della Madonna, che non si sa se sparse per la tristezza dei peccati del mondo o per la ricorrenza del battesimo del Figlio, e che magicamente questa notte si solidificano. Chi le trovava le custodiva gelosamente in piccoli astucci come reliquie.
In cosa esattamente consistessero queste “lacrime” non è noto ma è noto che erano oggetto di grande devozione e servivano per purificare gli occhi nel caso in cui vi fosse finito qualche corpo estraneo: bastava mettere nell’occhio la “lacrima” farla roteare e quando alla fine la si faceva uscire, la “purcaìa” contenuta nell’occhio se ne era andata. A Busto se ne contavano una mezza dozzina in tutto.
Si raccontava che la notte di san Giovanni si insinuasse nelle ciliegie e nelle amarene “ul Giuanén”, ossia il vermicello e pertanto era una ottima idea quella di assaltare le piante e fare il repulisti dei frutti ivi rimasti. Nella notte di san Giovanni fioriscono “i sfrìsi” (le felci), che si raccoglievano ed appendevano in cucina per accalappiare le mosche che ci si infilavano da sole; si raccoglie il profumatissimo sambuco, da essiccare e usare come lassativo; e matura la camomilla, i cui fiori si usavano come calmante in infuso.
Nell’alveo della tipica superstizione dei tempi andati, si diceva anche che la notte di San Giovanni tenessero congresso le streghe, i cui malefizi si allontanavano con le preghiere.
Accadde però in un momento collocabile fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo che una grandinata memorabile (procurata dalle abitudini pagane e dalla mancanza di preghiere, che avevano favoriti i malefici “di stregàsci”), distrusse l’intero raccolto di mais, uccise tutti gli uccelli che non trovarono riparo in alcun posto e al mattino vennero raccolti a gerle.
Dopo questo episodio, ci ricorda Carlo Azzimonti, l’usanza della notte di San Giovanni andò perdendosi. O forse, semplicemente, il mondo stava cambiando e la “notte di San Giovanni” e le sue magie stavano ormai strette ad una città che si industrializzava e stava disincantandosi, nel bene come nel male….

Liberamente tratto da “Giornate Bustocche”

Carlo Azzimonti



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