Perchè è importante che il Bustocco Viva

Perchè è importante che il Bustocco viva ?

Lo è per la semplice ragione che è una lingua - qualcuno dice - unica.

Di certo è particolare. Chi non se ne avveda non sta per nulla attento alle cose.
Infatti, come han ben scritto Luigi Giavini, e il Prof. Marinoni, il Bustocco è una lingua che concentra in se delle caratteristiche uniche nel suo contesto, e si differenzia molto dalle altre parlate locali, anche a noi molto vicine.

Insomma se un Gallaratese ed un Milanese di fatto parlano alla stessa maniera, un Bustocco, No.

E di ciò se ne è ben accorto qualche acutissimo osservatore,come ho già avuto modo di rilevare nella mia pagina “uno scempio contro il Bustocco”, cui rimando.

In cosa consiste questa serie di particolarità.

- L’origine
- I suoni
- I vocaboli

L’origine, o meglio il substrato linguistico è assolutamente antico, anzi arcaico.
Secondo alcuni, la nostra lingua ha mantenuto radici che si ritrovano nell’antica popolazione Ligure, popolazione che, con una certa approssimazione, stazionò nella regione padana  ben prima dei Latini e dei Celti. Dunque siamo molto, molto indietro nel tempo. Se così fosse, vorrebbe dire che il villaggio di Busto esiste da ben prima della dominazione Romana in padania.

La teoria, molto interessante, soffre comunque di numerosi aspetti critici che la rendono quantomeno discutibile.

Resta però il fatto che i suoni sono molto particolari.
In primo luogo l’uso molto esteso delle vocali gutturali ü ed ö.
Non è una esclusiva del Bustocco, ma il Bustocco ne fa un uso a dir poco abbondante.
Poi abbiamo la conservazione della vocale finale delle parole, caratteristica unica del Bustocco. A Milano si dice Tècc (tetto). A Busto: Téciu.
Questa caratteristica è una regola per il Bustocco, ed è una regola per le quasi tutte le lingue non celtiche moderne, fra cui anche quelle ancora parlate nell’odierna liguria, ma anche in tutto il resto dell'Italia peninsulare.

Infine, abbiamo la caduta, ossia la scomparsa, della lettera “r” e “l” quando sono poste fra due vocali.
Così, a Milano e Gallarate si dice – per “lavorare” – laurà. A Busto: Lauà.
Analogamente. Ala, rimane ala in Milanese, ma àa in Bustocco.

E' sufficiente ciò per sostenere con sicurezza una origine 'anomala' della nostra città, così risalente nel tempo ? A mio avviso no. Esistono altre città che hanno quaste particolarità nel proprio vocabolario. Perciò, a tutto voler concedere, dovremmo dire che non siamo soli. Particolari sì, ma non unici.

Resta, dicevamo, il fatto che siamo particolari. E proprio per questo dobbiamo preservarla come un bene prezioso.

Enrico Candiani