Limitiamoci a descrivere succintamente le Società che sono nate e cresciute in questo secolo, (il XX, n.d.r.) dai suoi albori fino ad oggi (il 1948, n.d.r.) ; che sarebbe troppo lungo, nonché difficile, risalire i secoli passati. Quello che giova stabilire è che i bustocchi non sono e furono mai muselloni.
Con la innata passione per il lavoro e col vivo amore della famiglia, il bustocco ha sempre coltivato il buonumore, lo spirito ricreativo, non disgiunto da frequenti mattoccate, lecite e contenute sempre, atte agli onesti sfoghi gioviali, che rendono in bontà ed in salute.
Una prima società la troviamo verso il finire del primo decennio del secolo ed è nominata “La Tazzinetta” con sede in una trattoria di via Montebello. Sorge con un motivo di carattere igienico: “ogni socio beve esclusivamente nella sua tazzinetta, che ha cura di tenere sempre pulita. Se non la tiene pulita o fa uso, sia pure per isbaglio, della tazzinetta di un altro viene multato”.
Così lo statuto. Ma il vero motivo era quello di creare una buona compagnia di amiconi e combinare ogni tanto qualche baldoria. In breve tempo società similari scaturirono come i funghi.
E si chiamarono: Brenta, Boccale, Vaso, Gerlo, Botte e via dicendo. Le manifestazioni di queste società si concludevano in passeggiate estive di ricreazione collettiva. Gli avanzi dei fondi raccolti durante l'anno finivano alle istituzioni di beneficenza e massimamente al Ricovero dei vecchi, istituzioni che il bustocco non dimentica mai.
Queste società, che si erano prima urtate e poi rappacificate coi Circoli famigliari che le avevano precedute nella nascita, durarono, più o meno stentatamente, fino allo scoppio dell'altra guerra e cioè fino al 1914. Le chiamate al servizio militare di quasi tutti i loro soci, le fecero scomparire.
Nel dopoguerra, l'incontenibile desiderio di uno sfogo che cancellasse i terribili anni di patimento e di sofferenza esplose spasmodicamente mediante l'insuperabile “Zum”, che ne combinò, come tutti ricordano, d'ogni colore; dalle sfide a partite di calcio rivolte agli “Stoppini” al corteggio equestre per la incoronazione di un suo re. Memorabile un numero speciale intitolato proprio “Zum” che ebbe gran successo e diede l'avvio a quei numeri carnevaleschi che gli studenti ogni anno stampano e sono molto atti a sollevar... grane di ogni genere, senza tuttavia lasciar tracce di sangue!
Nello stesso tempo dello “Zum”, un'altra compagnia di bontemponi, fece sorgere la società dei “Cò guasti”, i quali combinarono una banda musicale composta dai più impensati ed improvvisati strumenti. Questa banda, quando passava per le vie della città, destava grande clamore.
La gioia di vivere scoppiava dai suoi strumenti rudimentali e la gente si spelava le mani ad applaudire. Nei mesi estivi, i “Cò guasti” si producevano nei vari paesi della Val d'Olona suscitando un entusiasmo un entusiasmo a non dire.
Venne il fascismo. Queste società, composte da spiriti liberi d'ogni parte, non vollero piegarsi al controllo del regime; caddero perciò nel sospetto e furono costrette, un po' colle buone e molto con le cattive, a sciogliersi. Si spegneva così la fiamma della vivacità, dell'allegria e della cordialità fraterna ch'è grande pregio dei bustocchi. Si cadde così nella musoneria forzata, appena attenuata da rari incontri clandestini.
Si salvò, invece, per puro miracolo la società dei “Nasi” (Esistente tuttora, nel 2013, n.d.r.) Il tentativo di farla saltare ci fu, ma venne respinta dall'intervento di persone che prestarono garanzia di apoliticità. Tuttavia la “Nasi” è sempre stata tenuta d'occhio. Questa società vive e prospera tuttora (1948) , ma non ha ancora ripreso le costumanze dei bei tempi. Speriamo si riprenda.
Se fosse ancora al mondo l'illustre medico e scrittore, nonché buongustaio dott. Giovanni Rajberti, aggiungerebbe un capitolo al suo prezioso libro “L'arte di Convitare” spiegata al popolo, apprendendo con quale meticolosità i ”Nasi” sapevano combinare le loro cenette. In testa ad una lavagna appesa nella sala sociale si scriveva il nome del piatto forte, l'ora e il giorno della consumazione. Chi voleva partecipare sottoscriveva col suo nome. Raggiunto il n. 14 (tanti commensali teneva la tavola) la sottoscrizione era chiusa. Inizio puntuale della cena all'ora stabilita. I ritardatari, entro la mezzora, mangiavano agli ultimi posti. Trascorsa la mezzora i presenti consumavano, in seconda portata, la parte degli assenti. Dopo un ora la tavola veniva sgombrata. La cena era finita. La società dei “Nasi” meriterebbe altro svolgimento; ma l'articolo è già troppo lungo. Sarà per un altra volta.
Carlo Azimonti - La Prealpina sabato 13 Marzo 1948