La compagnia della cazzuola - di Giorgio Vasari

Ma la 'cazzuola' è piatto lombardo ?
Ecco cosa scrisse il Vasari

Sul bellissimo libro citato nella firma a questo articolo, troviamo un interessante spunto per porci la domanda: ma la cazzuola è un piatto tipico lombardo ? o già nel '500 era in uso in Toscana ?

Giorgio Vasari nelle sue "Vite de' più eccellenti architetti, pittori e scultori ita-liani, da Cimabue a tempi nostri" edito nel 1550, racconta di come nel 1512 in Firenze lo scultore Giovan Francesco Rustici fondò la "COMPAGNIA DELLA CAZZUOLA" che si riuniva per fantasiose serate gastronomiche.
Val la pena di lasciar parlare il Vasari: "Creandosi la detta Compagnia fu ordi-nato che in tutto gli uomini di quella fossero ventiquattro; dodici di quelli che andavano, come in quei tempi si diceva, per la maggiore, e dodici per la minore; e che l'insegna di quella fosse cazzuola...".
Le riunioni conviviali furono numerose - infinite, dice il Vasari - rallegrate da giochi e travestimenti, per non parlare delle vivande naturalmente affrontate con la cazzuola.
Ma lasciamo ancora la parola al Vasari ed alla sua descrizione di una di queste: "A un certo pasto, che fu ordinato da detto Bugiardino e da Giovan Francesco Rustici, comparsero gli uomini della Compagnia, sì come aveva il signor ordinato, tutti in abito di muratori e manovali, cioè, quelli che andavano per la maggiore, con la cazzuola che tagliasse ed il martello a cintola; e quelli che per la minore, vestiti da manovali col vassoio e manovelle da far lieva, e la cazzuola sola a cintola.
E arrivati tutti nella prima stanza, avendo loro mostrato il signore la pianta d'uno edifizio che si aveva da murare per la Compagnia, e d'intorno a quella messo a tavola i maestri, i manovali cominciarono a portare le materie per fare il fondamento: cioè, vassoi pieni di lasagne cotte, per calcina, e ricotte acconce col zucchero; rena fatta di cado, spezie e pepe mescolati; per ghiaia, confetti grossi e spicchi di berlingozzi.
I quadrucci, mezzane e pianelle, ch'eran portate ne' corbelli e con le barelle, erano pane e stiacciate. Venuto poi uno imbasamento, perché non pareva dagli scarpellini stato così ben condotto e lavorato, fu giudicato che funse ben fatto spezzarlo e romperlo; perché datovi dentro e trovatolo tutto composto di torte, fegatelli ed altre cose simili, se le goderono, essendo loro poste innanzi dai manovali.
Dopo, venuti i medesimi in campo con una gran colonna fasciata di trippe di vitella cotte, e quella disfatta, e dato il lesso di vitella e capponi ed altro di che era composta, si mangiarono la basa di cacio parmigiano ed il capitello acconcio meravigliosamente con intagli di capponi arrosto, fette di vitella, e con la cimasa di lingue.
Dopo la colonna fu portato sopra un carro un pezzo di molto artificioso architrave, con fregio e cornicione in simile maniera tanto bene, e di tante vivande composto, che troppa lunga storia sarebbe voler dire l'intero.
Basta, che quando fu tempo di svegliare, venendo una pioggia finta dopo molti tuoni, tutti lasciarono il lavoro e si fuggirono, ed andò ciascuno a casa sua".

In seguito, narra ancora il Vasari, dopo tante altre cene, "per non soprabondare in spese superflue ed avere a stare lontano dagli spedali" si contentarono di una festa all'anno "principale e solenne".

Ebbene no, la compagnia della cazzuola del Vasari non ha nulla a che fare con la 'nostra' cazzuola. Quei piatti erano del tutto diversi.
Interesantissima invece la nascita del nome 'cazzuola' per un piatto gastronomico. Però l'onore è salvo !


Enrico Candiani, ispirato da: Sant'Antoni dul Purscel, divagazioni sulla cazzuola, p. 25
della Famiglia Bustocca