Le chiese di Busto Arsizio

Santa Maria di Piazza
San Giovanni Battista
San Michele Arcangelo
San Rocco
Chiesa vecchia di Sacconago
Chiesa nuova di Sacconago
Madonna in prato
Cappella Canton Santo
Santa Maria delle grazie
Edicola di San Carlo
Madonna in campagna di Sacconago

San Rocco
Chiesa “San Rocco”. Storia e ubicazione originaria
Una cappelletta dedicata a San Rocco esisteva più anticamente rispetto all’attuale edificio. Tuttavia era ubicata …. Altrove. Era, in particolare, sul lato opposto della “cuntràa sciurnàgu (via Lualdi)” rispetto all’attuale edificio. Aveva già allora una anomalia: l’orientamento nord-sud, decisamente atipico per l’epoca. La prima edificazione di una cappella dedicata al santo protettore dalla peste (San Rocco) trae origine da due eventi concomitanti: la peste che infierì nel milanese (e quindi anche a Busto) il 1485, e la contestuale donazione testamentaria di un tal Donato Crespi Paronino. Nelle fonti si trova una datazione al 1488, del Crespi Castoldi, datazione che però gli irreprensibili studi di Pio Bondioli hanno dimostrato esser certamente (sia pur di poco) errata. In ogni caso, degno di fede è il Crespi Castoldi nel descrivere la chiesetta piccolissima e di modesta struttura;: a quel tempo, egli l’aveva sotto gli occhi !
All’archivio diocesano milanese si trova una piantina del 1580, dalla quale risulta che la chiesetta non aveva campanile, a nord e est era addossato a case private, e a sud e ovest aveva le vie attuali Lualdi e Turati.
Passata la paura della peste, i bustocchi non dovettero avere troppa cura dell’edificio, se ripetutamente, in occasione delle visite pastorali, i vescovi lamentavano lo stato decadente dell’edificio, prima nel 1597 e poi nel 1604, 1641, 1659.
Verrà abbandonata e demolita nel 1710 e l’area sulla quale sorgeva verrà venduta nel 1730 a patto che si radesse al suolo il muro perimetrale esistente e si “raddrizzasse” così la strada verso san Michele. Nel catasto teresiano del 1722 risulta già come area nuda.

La chiesa attuale
Il 29 gennaio 1687 Pietro Paolo Bossi, a mezzo atto notarile, forniva un legato (somma di denaro) per celebrare quotidianamente una messa nella chiesetta, a cura di Gerolamo Bossi (forse il figlio).
Da un documento del 1705 emerge che l’avvocato Carlo Visconti, notabile del “quartiere” donava l’area sulla quale edificare ex novo la chiesetta, ormai evidentemente un vero rudere irrecuperabile. Si tratta dell’area ove la chiesa si trova attualmente. Il disegno venne approvato in curia nel 1706, e l’edificio fu terminato nel 1713. Solo nel 1732, peraltro, le decorazioni furono, almeno in parte, terminate.
Nel 1909, grazie ad importanti donazioni, la chiesa venne ampliata con trasporto verso sud (circa 8 metri)dell’abside, creazione di un transetto e ulteriormente decorata.
La facciata ha un disegno di ispirazione cinquecentesca (arco cieco con grandi lesene laterali) e fu compiuta nel 1895.
Interessante, infine, il pulpito in legno.
Il 2 febbraio 1967, in un articolo di G. Paciarotti apparso sulla Prealpina, si legge il desolante appello alla conservazione di questa stupenda chiesetta. Ci sono voluti anni, è dovuta passare la frenesia del progresso “senza se e senza ma”, ma i restauri degli ultimi vent’anni hanno restituito alla collettività questo piccolo gioiello del nostro passato.

Decorazioni pittoriche
I pittori Salvatore e Francesco Maria Bianchi di Velate, con la collaborazione del “quadraturista” Giuseppe Ober, finirono di dipingere la cappella laterale dell’Angelo Custode nel 1732, inserita sopra l’altare una tela del varesino Magatti raffigurante la Guarigione di Tobia; l’altra cappella laterale era ed è dedicata alla Madonna del Carmine, rappresentata con una statua di legno. Agli stessi Bianchi è ascrivibile la dedicazione sulla controfacciata, gloria di san Rocco nella volta centrale; la Carità, l’Obbedienza, la Fede e l’Umiltà nei pennacchi; consegna dello scapolare a san Simone Stock (in parte ridipinto da Mosè Turri), due figure di Elia ed episodi della vita dell’ordine carmelitano nella cappella della Madonna del Carmelo; le storie di Raffaele e di Tobia nella cappella dell’angelo; san Rocco curato dall’angelo e san Rocco tra gli appestati nell’ex-presbitero. Coeva è la pala soprastante l’altare maggiore, allora addossato alla parete di fondo, nella quale sono raffigurati a colori vivaci i Santi Rocco e Giuseppe. La decorazione dell’aula risale al 1858 dal pittore Legnanese Mosè Turri (che – in zona - dipinse anche la vecchia parrocchiale di Sacconago).


La decorazione del nuovo presbiterio è del 1920.

Statue
Degno di rilievo il “Cristo morto” conservato nella cappella di sinistra. Si tratta di una opera proveniente dalla chiesetta di sant’Alò, chiesetta demolita nel 1914 (quanta fatica, a Busto, per conservare le opere degli antenati !!!) e che si trovava sulla strada per Lonate Pozzolo. Soprastante vi è la statua lignea di Sant’Antonio da Padova (inizio ‘700).


Sul lato opposto, la cappella è dedicata alla Madonna del Carmine con relativa statua.


Le statue dei santi Rocco e Giuseppe (la dedicazione della chiesa deve intendersi infatti “doppia”) vennero inserite nella facciata nel 1895.

Enrico Candiani - Angelo Crespi 31 maggio 2009

Bibliografia:
  • P.A. Crespi Castoldi, La storia di Busto Arsizio e le relazioni, trad. L. Belotti, 1927
  • P. Bondioli, Storia di Busto Arsizio, vol II,
  • Archivio storico diocesi di Milano, visite pastorali
  • Archivio storico San Govanni
  • Bertolli e altri: Busto Arsizio Architetture pubbliche
  • A. Spada: Conoscere la città di Busto Arsizio (2004)
  • Vari: Le 26 chiese di Busto Arsizio