La storia dei Longobardi - Mettiamo il naso fuori dalla finestra

Mettiamo il naso fuori dalla finestra: La storia dei Longobardi

Chi non ha mai sentito parlare dei Longobardi ? Viviamo in Lombardia, ossia la terra che prende il nome proprio da questo popolo. Eppure gran parte di noi conosce poco se non nulla della storia di questo popolo.
Ecco dunque che se mettiamo il naso fuori dalla finestra della cultura romanocentrica o, ancor meglio, mediterraneocentrica, facciamo un po' i conti con questo importante pezzo della storia d'Europa.
Gran parte delle notizie storiche sui Longobardi ci vengono da Paolo Diacono, un monaco Longobardo che ha vissuto all'epoca del tramonto del potere politico del suo popolo. Altri riferimento fondamentali ci vengono dagli storici latini.
A tutt’oggi non si sa ancora con precisione da dove venissero i longobardi (“lunga barba” o “lunga alabarda”): se direttamente dalla Svezia meridionale (come vuole il mito) o dalla regione del basso Elba, nella Germania settentrionale (come vogliono altre fonti).
Dice Paolo Varnefrido, noto come Paolo Diacono:
"Allo stesso modo mosse dall’isola chiamata Scandinavia pure il popolo dei Winnili, cioè dei Longobardi, che poi regnò felicemente in Italia, e che trae origini dai popoli germanici. I popoli che la abitavano, moltiplicatisi al punto da non potere oramai più vivervi insieme, si divisero in tre parti e affidarono alla sorte la scelta di quale di loro dovesse lasciare la patria e cercare nuove sedi. Il gruppo così designato ad abbandonare la terra natale e ad andare in cerca di paesi stranieri, si sceglie due capi, Ibor e Aio, che erano fratelli, nel pieno della giovinezza e più degli altri valorosi, e si mette in cammino, dicendo addio alla propria gente e alla patria, per trovare delle terre dove potere vivere e stabilirsi. Era madre di questi capi Gambara, donna fra loro forte di ingegno e provvida nel consiglio, sulla cui saggezza essi facevano grande affidamento per le situazioni difficili".
Il nome originario dei Longobardi era dunque quello dei Winnili. Essi si mossero dalla Scandinavia intorno al I secolo A.C., anche se gli storici moderni ritengono che ciò avvenne più per bramosia di avventura e bottino che per ragioni demografiche (Fra tutti: Jorg Jarnut).
La prima terra da loro occupata si chiamava Scoringa, zona malsicura in quanto confinante col noto popolo Vandali, potenza egemone nell’Europa centro orientale. Qui i Longobardi affrontano i potenti Vandali.
Leggiamo ancora cosa scrive Paolo Diacono: "Si mossero quindi i duchi dei Vandali, cioè Ambri e Assi, con il loro esercito e dicevano ai Winnili: “pagateci dei tributi o preparatevi alla battaglia e battetevi con noi”. Risposero allora i condottieri Winnili, Aio e Ibor, con la loro madre Gambara: “per noi è meglio prepararci alla battaglia, piuttosto che pagare dei tributi ai Vandali”. Allora i duchi dei Vandali pregarono Wotan (Odino) perché concedesse loro la vittoria sui Winnili. Wotan rispose loro dicendo: “a quelli che vedrò per primi al sorgere del sole, a costoro concederò la vittoria” In quel tempo medesimo, Gambara con i suoi due figli, Aio e Ibor pregarono Frea, moglie di Wotan, perché fosse propizia ai Winnili. Allora Frea consigliò che i Winnili venissero al sorgere del sole e le loro mogli venissero con i propri mariti con i capelli sciolti attorno al volto, a somiglianza di una barba. Quando il sole nascente si levò, Frea, moglie di Wotan, girò il letto su cui giaceva suo marito e fece sí che suo marito fosse rivolto verso oriente e lo svegliò. E quello, guardando, vide i Winnili e le loro mogli con i capelli sciolti attorno al volto e disse: “Chi sono quelle lunghe barbe?” E Frea disse a Wotan: “Come hai dato loro un nome, dà loro anche la vittoria”. Ed egli diede loro la vittoria… Da quel tempo i Winnili sono chiamati Longobardi".
Dopo questa fase quasi mitica, troviamo notizie più attendibili sulla loro presenza nella regione denominata " Golandia, che viene generalmente individuata del Lünenburg (tra Amburgo e Brema o, secondo altri, fra Amburgo e Hannnover), alla sinistra dell'Elba. Infatti, nel 10 a.C. i Longobardi fecero parte di una grande alleanza germanica che venne in conflitto con le mire espansionistiche Romane: l'alleanza germanica venne sconfitto in battaglia da Druso maggiore o Nerone Claudio Druso Germanico, presunto figlio dell'imperatore Augusto e padre del futuro Imperatore Claudio.

Le conquiste di Druso Maggiore

Ulteriore presenza dei Longobardi la troviamo nel nel 5 d.C., ove vennero nuovamente sconfitti dalle orde dell'imperatore Tiberio, che - assieme al legato Gaio Senzio Saturnino - decise di avanzare ancora di più nel territorio germanico per superare il fiume Weser. La campagna germanica di Tiberio fu una delle più grandi, previde impiego anche di forze navali e riuscì a stringere in una morsa letale i temibili Longobardi assieme a Cimbri, Cauci e Senoni, che furono costretti a deporre le armi e ad arrendersi al potere di Roma. (Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 107, 2-3; Antonio Spinosa, Tiberio, pp. 69-70.).

Le conquiste di Tiberio

Le successive fonti ritrovano i Longobardi, nel II sec. d.c., divisi in due gruppi: uno stanziato sempre sul basso Elba, e l’altro invece sul basso Reno.
Proprio nella seconda metà del II secolo, la (relativamente) tranquilla situazione dei popoli germanici verrà sconvolta dalla guerra contro Roma da parte dei Quadi e dei Marcomanni (167 d.C.).

Dopo tale conflitto, seguirono nuove migrazioni di massa di diverse tribù germaniche, e fra esse i Longobardi, spinti lontano dalla Germania e che si diressero verso il Danubio (Austria e Boemia), riprendendo così uno stile di vita più aggressivo rispetto a quello seguito durante la fase stanziale. Proprio in questo periodo, i Longobardi, dettati dalla necessità, si scelsero quello che possiamo chiamare un "re", nella persona di Agilmundo.
Alla fine del IV secolo troviamo pertanto i Longobardi nelle terre già occupate in precedenza dai Visigoti e dagli Ostrogoti, lungo li lato orientale del Danubio. Questi ultimi due popoli avevano infatti, dietro pressione degli Unni, in precedenza rotto i confini dell'Impero Romano, rappresentati dal Danubio e dal Reno, e si erano installati entro i territori imperiali, dando inizio alla definitiva disgregazione dell'impero d'occidente.
Mentre sui Longobardi regnava Lamissio, essi sbaragliarono definitivamente - di fatto causandone la fine - gli antichi invincibili Unni, Da questo momento iniziò una ascesa senza più ostacoli dei Longobardi quale potenza regionale: essi travolsero nell'ordine gli Eruli (Lamisso sposerà la figlia del loro Re), e circa un secolo dopo la vittoria sugli Unni, oltrepassarono il Danubio sutto re Vacone, estendendo i loro possedimenti in una ampia zona della mitteleruopa fra la Boemia e l’Ungheria attuali. Vista l'aggressività e l'ascesa dei Longobardi, l'Impero Bizantino, che ora ne era di fatto confinante, ritenne di giungere a patti consentendo loro di occupare, nel 547-548, i territori della Pannonia meridionale (bassopiano ungherese) e Norico mediterraneo (Slovenia e Corinzia). Lasciati in pace i Bizantini, i Longobardi si dedicarono alla sottomissione dei Gepidi. La guerra contro i Gepidi fu quantomai complessa dal punto di vista politico-strategico: i Bizantini, temendo l'espansionismo Longobardo, presero sotto la propria protezione proprio i Gepidi. Temendo di venir accerchiati, i Longobardi strinsero alleanza con gli Ávari, popolo di stirpe mongolica. L'alleanza diede i suoi frutti: i Gepidi furono sconfitti ed assimilati nei ranghi dei Longobardi. Questa era infatti l'usanza dei Longobardi: assimilare le elite dei popoli sottomessi creando di fatto una vera e propria casta guerriera multietnica. Ed infatti fu proprio una armata - guidata dal grande re Alboino - composta da Gepidi, Unni, Sarmati, Svevi e Romani delle province di Pannonia e Norico a prender possesso di gran parte della penisola Italica.

Il percorso complessivo delle migrazioni longobarde

Del resto, il successo dei Longobardi si può ascrivere proprio alla loro istituzione regia, che si rivelò fondamentale per un popolo costretto da continui combattimenti e migrazioni di successo. Il regno Longobardo - in misura ben maggiore di quanto forse non sia accaduto per altri popoli germanici - rimase un regno basato sull’esercito.
I re longobardi, dapprima distinti da forti caratteri sacrali, con l’ingresso nell’area danubiana e - di conseguenza - nella storia 'che conta', vennero scelti in base alla loro idoneità al ruolo di capi militari.
Subito dopo la vittoria sui Gepidi, quindi, Alboinò sposò - presumibilmente senza molto consenso - la figlia del re dei Gepidi, Rosmunda, che troveremo più avanti come probabile artefice della morte del re longobardo.
Riunificati Longobardi e Gepidi, per ragioni mai chiarite, i Longobardi lascarono ai loro alleati Ávari la Pannonia, e migrarono in massa superando le alpi e calando in Italia, di fatto senza trovare alcuna resistenza, e sena alcuna autorizzazione da parte di Costantinopoli.
Il gruppo guidato da Alboino era composto, oltre che da Longobardi, da Svevi, Sarmati, Bulgari, Gepidi e ben 20.000 sassoni. La stima totale va da un minimo di 100.000 a un massimo di 300.000 uomini, donne, bambini e anziani, pari a circa il 3-5 per mille della popolazione italiana. Le ragioni dell'assoluta mancanza di reazione da parte sia di Costantinopoli che delle popolazioni Italiche resta poco chiara.
Sta di fatto che il 2 aprile 568 i Longobardi, guidati da Alboino, diedero inizio all’esodo dalla Pannonia, raggiungendo il 3 settembre 569 Milano. All’inizio del 570 tutta la regione padana compresa tra le alpi e il Po era conquistata, e - occupata Pavia - Alboino pose la sua residenza a Verona nel palazzo che fu di Teodorico, intorno all’anno 572.
Al culmine della loro potenza, i Longobardi iniziarono il loro stesso declino.
Alboino, a seguito di congiura ordita dalla moglie Rosmunda, venne assassinato a palazzo il 28 giugno 572.
Per dieci anni l’autorità regia sostanzialmente sparì sostituita da quella dei duchi i quali approfittarono di un vuoto di potere per cercare di estendere e consolidare la loro influenza nelle zone appena conquistate. L'autorità regia in realtà verrà poi ripresa dal successivo re Autari, e da qui la storia dei Longobardi diventa a tutti maggiormente nota: Autari, Agilulfo, Adaloaldo, Arioaldo, Rotari, Rodoaldo, Ariperto I, Pertarito, Godeperto, Grimoaldo, Garibaldo, Cuniperto, Liutperto, Ragimperto, Ariperto II, Ansprando, Liutprando, Ildebrando, Rachis, Astolfo, Desiderio.
La storia del regno Longobardo in Italia si inserisce perfettamente nell'alto medioevo europeo: continui tradimenti, copi di stato, faide familiari, ribaltamenti prese di potere e rapide cadute. Il Regno Longobardo termina di esistere come entità indipendente il 774, quando Carlo detto Magno, re dei Franchi, assume su di sè il titolo di re dei Longobardi, di fatto ponendo fine all'indipendenza dell'Italia, e per sempre, o quantomeno fino all'epoca risorgimentale.
Nonostante tanta violenza nelle classi dominanti, i territori dominati dai Longobardi godettero di grande tranquillità sociale. Dice Paolo Diacono che: « Erat hoc mirabile in regno Langobardorum: nulla erat violentia, nullae struebantur insidiae; nemo aliquem iniuste angariabat, nemo spoliabat; non erant furta, non latrocinia; unusquisque quo libebat securus sine timore ».
(« C'era questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non c'erano violenze, non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; oguno andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore »).
E forse questa è davvero la migliore eredità che essi hanno lasciato. Dopo di loro, infatti, la penisola non godette più di pace - si può dire- sino ai giorni nostri.
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