Storie, aneddoti, soprannomi e vita vissuta

31 dicembre 2011

sono un Bustocco emigrato. Non posso dire un ex-Bustocco perché cancellare la propria "Bustocchità" è un po' come cercare di cancellarsi il Battesimo: impossibile.
Diciamo che per esigenze di morosa, poi moglie, ho lasciato Busto per Milano, anche se le radici non si cancellano, tutt'al più si "congelano".
Sarà per l'età, sarà per il recente cinquantesimo compleanno, che mi ha fatto re-incontrare gli amici di allora (con tanto di pancetta e capelli grigi - per chi ancora ce li ha - come i miei), fatto stà che mi sono riscoperto Bustocco, e mi sono tornati alla memoria (che, ahimè, comincia a mostrare palesemente i suoi grossi limiti) i ricordi della mia infanzia, in un cortile popolare di via Firenze (vicino alla "Bonella", poi Trattoria Romagnola, poi chissà che) dove ho passato i primi anni della mia vita, a casa della mia nonna, Maria Colombo in Dè Bernardi (Bustocca D.O.C.).
Siccome la fantasia nei nomi scarseggiava alquanto, in cortile c'erano almeno una dozzina di Marie, Mariucce, ecc. (le altre donne si chiamavano in maggioranza Giuseppina, da cui Pina, Pinuccia, Pinuccetta, ecc., tralasciando le Romilde, le Eufrasie e le Bambine), e il cognome era all'epoca un optional, sostituito, bustoccamente, da un più pratico e pragmatico soprannome.
Mi tornano alla mente, oltre alla mia nonna , che era la "Maria Sisìna, o Maria Vèdua", anche la "Maria Spùrtinètta (merciaia)", la "Maria de la cunegrìna" (il marito lavorava alla fabbrica del Cloro, a Sacconago), la "Maria Purtinàra (titolo onorifico da Referente presso l'allora Ente Autonomo Case Popolari), e, in senso davvero fraterno, lo giuro, la " Maria Teròna" , mamma infelice d' "ul Terunèl", il caro amico Robertino, compagno di scuola elementare, molto prematuramente scomparso in un tragico incidente stradale.
Nemmeno gli uomini scampavano alla "maledizione" (ma perché, poi?) del soprannome creativo: mi ricordo "ul Màriu sbianchèn", "ul Giuànn ruèll (venditore ambulante)", "ul Sapèn (Giuseppe) Gügia - magrissimo, che vendeva il ghiaccio...), "ul Màriu infermè". Ma nel mio immaginario di bambino, la figura più affascinante e mitica era sicuramente "ul Pepèn da a' lüsi" (il Peppino della luce), storico addetto dell'ENEL alla lettura dei contatori. Vuoi mettere, il controllore del contatore, come ce l'hanno in tutta Italia, col "Pepèn da a' Lüsi", esclusiva mondiale per la città di Busto!!
Le epiche escursioni in pullman (l'uno sbarrato) verso le mete canoniche: il mercato e il cimitero. Mi ricordo un eclatante ritorno dal mercato, con mia nonna che aveva comprato l'anguilla: il pesce-serpente, ancora vivo, era uscito dalla borsa dell'antenata ed aveva intrapreso una escursione lungo il pianale dell'automezzo. La Maria, impavida, l'aveva rincorsa per tutto il mezzo e neutralizzata ad ombrellate, con la motivazione tutta Bustocca (di nota tradizione ligure): "uì...!! L'ù pagàa. L'è mia, e a fò chèl ca vöu!!".
Poi le scuole a Sant'Anna, con tanti amici persi e alcuni mantenuti, anche se lontani (il Ciro, il Regu, il Fogliani), e qualcuno passato oltre (il Moro, l'Arbini, il Morelli, ...).
E le superiori, all'ITIS, coi soliti amici di prima, arricchiti dalle figure del Casti (adesso è uno che conta), dell'Alberto (Bird), di Polipo, Maurizio (detto "Mafia", ma niente di chè), ...
A distanza di anni ho ritrovato anche il Piero della via Firenze, che da piccolo mi terrorizzava letteralmente, con la sua fionda con cui faceva strage dì passeri e il suo sguardo torvo; oggi operaio, grande lavoratore presso un mio cliente e presidente (o qualcosa del genere) dell'Associazione Cacciatori (o qualcosa del genere) e ora caro amico e depositario tacito di mille ricordi.
Invecchiando si recupera la memoria remota, lasciata sopire negli anni a causa delle vicende della vita, ma è veramente piacevole tornare con la mente alle proprie radici, e ritrovare, senza troppi sentimentalismi, il gusto di ricordi semplici e di sensazioni che oggi non ci sono più permesse.

Mauro

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