Per l'indagine sulle origini della chiesetta si deve necessariamente partire dall'eccellente lavoro di Giani (1) che ha recuperato alcuni atti notarili inediti dai quali emergono interessanti riferimenti alla toponomastica ed alla presenza di un "gesiolo".
Venerdì 8 agosto 1561 dei fratelli Lualdi divisero un appezzamento sito in "Longurio ad gexiolum".
L'11 agosto 1569 vi fu una vendita in luogo chiamato "in Longurio ad Gexiolam".
Il 15 febbraio 1642, altra retrovendita relativa a terreno in luogo "al Gesiolo in Longù".
Ve ne è infine un quarto datato 4 marzo 1690 che riferisce il medeismo toponimo.
Anzitutto si chiarisce che il termine, tuttora in uso, di "Longù" deriva dal latino Longorius-ii che sta a significare lungo palo.
Se ne deduce che in quel luogo esisteva un tempo un bosco con alberi di alto fusto dai quali si ricavavano - appunto - lunghi pali o "longorii".
Il termine "gexiola" è la latinizzazione del dialettale "gesiö", ossia, cappelletta, piccolissima chiesetta.
Si trattava sostanzialmente di una delle numerose cappellette che per secoli si eressero - specie nei bivi - lungo le strade principali che collegavano i paesi fra loro. E la Madonna in campagna si trovava appunto lungo la strada che da Sacconago portava a Lonate/Ferno.
Ai tempi era aperta campagna. Che non si trattasse di una chiesa ma solo di una semplice cappella di campagna o dimostra il fatto che il Cardinal Borromeo, in visita a Sacconago nel 1582, menziona unicamente la parrocchiale e la chiesa di San Donato, mentre il Pozzobonelli, nel 1753, riporta anche la 'Beata Vergine Maria in campagna".
Fu infatti solo nel 1702-1703 che si decise di costruire un qulcosa di più significativo.
Il 13 marzo 1704 il card. Archinto inviò in Sacconago il vicario foraneo mons. Curioni a che benedicesse l'oratorio "ultimato di recente". Si dice che era decentemente costruito e provvisto del necessario per celebrar messa.
La benedizione avvenne il giorno di Pasqua, 23 marzo 1704. Parroco: Stefano Custodi. Singolarmente presente anche il console di Busto Arsizio, a significare che l'evento ebbe una certa risonanza.
La si chiamò col titolo di 'Santa Maria dei sette dolori'. Dal resoconto delle disposizioni che diede, emergerebbe un uso decisamente occasionale.
L'edificio, in origine non consacrato, ma soltanto benedetto, venne decorato con un dipinto della Pietà.
Come sempre, abbiamo una descrizione minuziosa fatta dal Card. Pozzobonelli, in occasione della visita del 1753:
Volta a botte, pavimento di mattonelle, pareti intonacate e imbiancate all'interno, una porta nella facciata e due finestrelle ai lati.
Sulla parete di fondo, il dipinto della Madonna che regge il corpo di Cristo morto.