LA MASCHERA DELLA CITTA' DI BUSTO ARSIZIO

PROPOSTA DALLA FAMIGLIA SINAGHINA NEL 1983

 

Tarlisu (traliccio), tipo di tessuto inventato dai bustocchi, presumibilmente nei primi dell'800, usato come fodera dei materassi. Il tessuto ebbe un notevole successo e venne esportato in tutto il mondo insieme alla bumbasina (tela per fare lenzuola), grazie soprattutto all'opera dal pioniere bustese dell'esportazione cotoniera, Enrico Dell'Acqua. L'abilità di questo pioniere nel vendere ispirò Luigi Einaudi a definirlo "il Principe Mercante". Il successo dette un forte impulso allo sviluppo dell'industria tessile a Busto Arsizio tanto che la Città si meritò, in quei tempi gloriosi, l'appellativo di Manchester d'Italia. La Famiglia Sinaghina, che da anni organizzava il carnevale per la città, ripropose il Tarlisu, già utilizzato in tal veste nel 1949, come personaggio emblematico a Maschera della Città. 
Nel febbraio del 1983 l'Aministrazione Comunale con apposita delibera votata all'unanimità, proclamò


Il Tarlisu 

il Tarlisu maschera ufficiale della città, ritenendo di ricordare e celebrare così il seme che diede origine allo sviluppo industriale ed economico di Busto Arsizio. 
Al Tarlisu si è unita la maschera femminile, la Bumbasina, formando la coppia ideale della realtà tessile della città. La "Bombasina" era una tela grezza di cotone usata prevalentemente come lenzuola, ma anche per farne asciugatoi e grembiuli per lavori domestici. Il grezzo veniva tinto e così era idoneo a molteplici usi. Una delle caratteristiche di questo tessuto era che tutta la preparazione del filato era eseguita manualmente e perciò in maniera artigianale; di conseguenza la "bumbasina" presentava nella pezza ciò che a Busto veniva chiamata "a guseta" (residuo del guscio del cotone).
Tarlisu e Bumbasina sono proprietà intellettuale della Famiglia Sinaghina.


Testo della delibera di adozione della maschera cittadina

La Giunta Municipale guidata dal Sindaco Angelo Borri, innamorato della sua città Considerato che, nell'immediato dopoguerra era stata tentata l'iniziativa, da parte di organizzazioni goliardiche e di tradizioni locali che festeggiavano la ricorrenza carnevalesca con la pubblicazione del giornale satirico "La baraonda" e con l'allestimento di sfilate in costume, di lanciare tipiche maschere bustocche, iniziativa peraltro abbandonata quasi subito; considerato altresì che, da alcuni anni, l'iniziativa di festeggiare il Carnevale con l'allestimento e la sfilata di corsi mascherati e di carri allegorici è stata assunta dalla "Famiglia Sinaghina", uno dei sodalizi cittadini più attivi nella riscoperta e nella conservazione delle tradizioni locali, la quale propone per il corrente Carnevale, il rilancio di una delle suddette maschere locali, e precisamente il Tarlisu;
premesso che il termine adottato è il corrispondente dialettale di "Traliccio", denominazione consuetudinaria di un particolare tipo di tessuto ("cruciata" o federa per materassi e cuscini, composta di un ordito da 36 fili al cmq. di cotone "water 16" o "ritorto 32" a 2 capi, tramato con cotone "Trama 12" a 22 battute o inserzioni al cmq., particolarmente idonea per le sue caratteristiche a mantenere all'interno piumino d'oca o la lana di pecora, tinteggiata a righe bianche e marroni, e prodotta anche in altre due versioni la più robusta detta "tarlison"contenente ben 60 battute o inserzioni al cmq. e la più andante "tarlisen" con meno di 22 battute), tessuto prodotto sempre in quantità predominante nei tanti opifici della città, divenuta famosa divenuta famosa anche all'estero per la sua produzione ed esportazione cotoniera tanto da essere chiamata la "Manchester d'Italia", e così denominato dal tipo di telaio a mano che lo produceva e nel quale agivano alternativamente tre licci che formavano il disegno a spiga molto fitta ed azionati da tre pedali, telaio sul quale i tessitori e le tessitrici bustocche lavoravano con le mani sulla cassa per l'infilaggio della navetta e con i piedi sui pedali per il pilotaggio dei licci;
ritenuto pertanto che il "Tarlisu" abbia tutte le caratteristiche per poter essere considerato la maschera tipica della città e possa quindi essere proclamato tale, nel quadro di una giusta valorizzazione delle tradizioni locali e del patrimonio culturale e folkloristico bustocco, con un atto formale e solenne che consacri, per il Carnevale in atto e per quelli a venire, il Tarlisu Maschera Bustocca;
assunte le prerogative del Consiglio Comunale quale massima espressione della volontà della popolazione prima degli imminenti festeggiamenti per il Carnevale Bustese del 1983, e con riserve di informare del problema il Consiglio stesso nella sua prossima seduta;
con voti favorevoli, unanimi, resi nei modi di legge;

delibera

di proclamare a tutti gli effetti Maschera tipica della Città di Busto Arsizio il TARLISU

Busto Arsizio, 16-2-1983.


Indice maschera Bustocca