La storia del Tarlisu, diversamente da come spesso riportata da alcune cronache poco documentate e un po' di parte, risale a ben prima che nei primi anni '80 del XX secolo venisse 'reinventata' e poi dichiarata ufficialmente maschera della città di Busto Arsizio.
Beninteso, come avete capito, stiamo parlando della maschera di carnevale, chè il tarlisu inteso come tessuto utilizzato per le fodere dei materassi è ben più antico anche di quanto andiamo qui a descrivere.
La nascita della maschera deve farsi risalire quantomeno al carnevale del 1949. Nella Prealpina del 26 febbraio 1949 leggiamo un primo trafiletto dal titolo " CON UN APPOSITO MANIFESTO OGGI SI APRE IL CARNEVALE BUSTESE", il quale così testualmente riporta il manifesto della scelta della maschera ufficiale:
"Cittadini! Cramenzu ! di qui bisogna dirsedasi ! Tutte le altre città ci hanno la loro masquara che l'é Brighella, Pantalone, Gianduia e via discutendo e Busti Grandi nagutta. Porca malua. Come ce la mettiamo ? Di qui l'unica l'é mettersi sul serio e fare la masquara di Busto. Secondo me, con una idea mia proprio personale, di me esclusiva, bisogna decidersi a crearla, profitando di questo Carnevale. L'è mia véa ca gh'é non 'n ucasion pisé bèla ? Sabato 5 marzo, verso le 17 pomeridiane da basúa, faremo in piazza Garibaldi una gran cerimonia con l'intervento di tuta la citadinanza e dinanzi a tutti saranno mostrate tre masquare, tre tipi, tre caratteri, tre figure bustocche per 'celenza e cioè precisamente: Ul Rebilì, il carettiere famoso perchè voleva la Repubblica di Busto Arsizio (che intelligenza neh !), ul Bundianza, il brigante dal cuore generoso, difensore dei deboli; Ul sciur Tarlisu, tra i tanti tarlisi ul püssé fürbu e ul püssé drizzu. Tutta la popolazione bustese deve correre in piazza Garibaldi, sabato 5 marzo, e deve dare il suo voto per la elezione della masquara di Busto. Cittadini, correte, curé, donca ! Ul Büstoccu cont' ul capèl a ponta".
|
Come si vede, la maschera del 'sciur tarlisu' era già ben presente nella manifestazione di quegli anni del dopoguerra, nei quali la gente aveva tanta voglia di evasione dopo le tragedie che quel conflitto aveva portato con sè.
Ed il nostro Tarlisu ebbe da subito gran successo, visto che sulla medesima 'Prealpina' del 6 marzo 1949 leggiamo che "UL TARLISU eletto maschera bustese. Lo spirito pratico bustese è andato dritto al segno anche in questa manifestazione per l'elezione della maschera bustese. Nella città delle industrie tessili, il rappresentante dell'arte tessile ha avuto facile sopravvento e così ul Tarlisu è stato eletto a gran maggioranza contro Ul re Bilì e contro Ul Bundianza, benchè i pronostici pendessero piuttosto a favore del Rebilì".
L'articolo ,dopo aver descritto il percorso dei carri, descrive l'elezione e conclude:
"Ora Ul Tarlisu attende di poter entrare nella tradizione. Compito duro e difficile, nel quale dovrà essere aiutato dallo spirito campanilistico dei bustesi. Naturalmente se si vuole che il prossimo anno sia veramente i re del carnevale bustese, bisognerà durante tutto l'anno ricordarlo e farlo penetrare nel vivo di ogni manifestazione a carattere locale sicchè a poco a poco diventi un personaggio insostituibile ".
Quella costanza non ci fu. Il Carnevale andò scemando, come già emerge dall'articolo del 6 marzo 1949. Si dovettero attendere tempi migliori.
Ma il Tarlisu era proprio un predestinato, se è vero come è vero che 34 anni dopo, ripescato dalla memoria del compianto Giovanni Sacconago, tornò alla ribalta dopo un certo oblio per divenire maschera ufficiale non solo di uno specifico anno, il 1949 appunto, ma per sempre.
Fortunatamente la Famiglia Sinaghina ha fatto di questo personaggio la propria 'mascotte' ufficiale, anche facendone un premio letterario che giusto questo 2015 ha visto la seconda edizione, con vincitore Eugenio Mantellini e la sua "Can gha cala ul dì".
Enrico Candiani. Ricerche storiche di: Angelo Crespi
|