Breve storia e note sull'Oratorio - Chiesetta di San Donato a Sacconago

L'antichissima chiesetta dedicata a san Donato d'Arezzo, posizionata nell'omonima piazza di Sacconago, fu improvvidamente demolita l'8 marzo 1954.

Articolo giornalistico dell'epoca della demolizione della chiesetta


Questo purtroppo non può che essere l'incipit di questo articolo.
Nelle fonti troviamo 'opinione secondo cui "l' estremo degrado della costruzione ne giustificò l' abbattimento nel 1954", ma tale opinione è del tutto priva di riscontri. Infatti, le poche fotografie rimaste dell'edificio, risalenti alla fine degli anni'40 del XX secolo, raccontano tutt'altro che uno stato di grave degrado.


La Chiesa di San Donato (sulla sinistra, vista laterale) come appare in una foto non di molto precedente la demolizzione


Del resto, ragionando con la malsana idea secondo cui un edificio antichissimo vada demlito solo perchè in condizioni di degrado, dovremmo affrettarci ad abbattere il colosseo di Roma, l'acropoli di Atene, i templi di Agrigento. Le vestigia storiche vanno conservate, costi quel che costi !.
La realtà è che fu demolito perché qualcuno in paese aveva la fregola di costruire un Cinematografo !
Si trattò di un vero e proprio crimine.
Il tipico atteggiamento criminale con cui il nostro passato è stato spazzato via, nella vana illusione che nel "nuovo" vi fosse la verità, la salvezza. Di questo crimine culturale, i nostri padri rispondono alla storia, e con essi la pseudo "intellighentia" dell'epoca e, mi sia consentito, anche il parroco che acconsentì a tale scempio.
Naturalmente, è in ottima compgnia, con coloro che promossero la demolizione delle stupende ville liberty di cui Busto era ricca, ed al cui posto oggi troviamo anonimi e desolati palazzi cubici senza anima.
La parrocchia incassò ben 500 mila lire per aver ceduto al Comune parte del terreno sul quale sorgeva la chiesetta, così dedicato all'allargamento della strada.
Fatta questa doverosa premessa, accingiamoci all'approccio con le fonti storiche.
L' oratorio di san Donato era già menzionato nel repertorio delle chiese milanesi alla fine del 1200, e pertanto da li dobbiamo partire per comprendere quale possa esser stata l'epoca della sua costruzione.
L'ubicazione era strategicamente posta all'esterno dell'antico villaggio di Sacconago, al bivio fra la via che conduceva a Lonate ed al Ticino, da una parte, e la via che conduceva alla strapera, a Magnago fino a ricongiungersi alla storica traversagna di Castano che conduceva poi a Novara.
L'esser stata realizzata subito all'esterno del villaggo ha un senso molto preciso che ci aiuterà a comprendere l'epoca della sua realizzazione.
La sua dedicazione - ossia a San Donato d'Arezzo - non è frequente in alta Italia. San Donato fu vescovo di Arezzo nel IV secolo e venerato per le sue virtù e i suoi miracoli, tra cui famoso quello del calice fatto a pezzi dai non cristiani, e che egli avrebbe riportato allo stato originario.
Secondo le tradizioni, fu torturato e decapitato per aver rifiutato di giurare agli dei, un 7 agosto, presumibilmente del 362.
Basandoci sugli studi di Giampiero Bagnetti, eminente studioso di storia medioevale, la dedicazione a san Donato era tipica degli Arimanni, ossia i gruppi di guerrieri longobardi direttamente dipendenti dal re. Questi drappelli di corpi speciali si collocavano in punti strategicamente importanti, e veneravano il santo quale taumaturgo.
Alcuni gruppi di questi militari, provenienti dalla Toscana, avrebbero introdotto in alta Italia e in area milanese nel VII-VIII secolo il culto di San Donato. La diffusione del culto del santo sarebbe poi proseguita grazie all'opera di monaci compiacenti col potere politico dell'epoca.
In epoca moderna, possiamo trovare dedicazioni a san Donato in molti comuni, come documentato dallo studio di storici ed antropologi. In fondo alla pagina elenchiamo i luoghi nei quali San Donato risulta venerato in Italia.
Fra i tanti, notiamo presenze significative in piemonte (Pinerolo e Mondovì), a San Donato Val di Comino in provincia di Frosinone, in Lombardia (San Donato Milanese, Sesto Calende), in toscana ove è venerato nel Pisano, in centro Italia in quella che fu l'area del Ducato longobardo di Benevento, nonchè in numerosi altri luoghi sparsi 'a macchia di leopardo', il che ben si concilia con l'ipotesi della diffusione ad opera di gruppi di soldati chiamati a combattere qua e la alla bisogna e dunque favorendo la diffusione del tutto casuale del culto.
Per quanto concerne Sacconago, Augusto Spada colloca l'insediamento longobardo proprio all'esterno del nucleo originario del villagio (i Longobardi non si mischiavano mai con gli autoctoni, quantomeno nei primi secoli della loro dominazione), e proprio attorno alla chiesetta di san Donato.
La fondazione di questa chiesa può quindi sicuramente datarsi all'epoca della dominazione Longobarda e quindi non oltre il secolo IX.
Ricordiamo infatti che Pavia cadde - e con essa il regno longobardo - nel 774. E' pur vero che l'elite Longobarda si affrettò a giurare fedeltà al nuovo padrone (Carlomagno), e che i nobili Longobardi continuarono a vedersi applicati privilegi e leggi speciali fin a tutto il XII secolo, ma è quantomai improbabile che abbiano fondato una loro chiesa in epoca molto posteriore alla caduta del regno Longobardo.
Del resto, proprio nel IX secolo si colloca la fondazione della chiesa di San Donato di Sesto Calende.
La fondazione della chiesa è dunque sicuramente da datarsi al massimo al secolo VIII-IX.
La domanda da porci è se la chiesa demolita nel 1954 sia quella altomedioevale originaria o se, piuttosto, noon sia stata ricostruita in epoca successiva, nei secoli XI-XII, quanto l'opera di ricostruzione delle vecchie chiesette altomedioevali fu molto intensa anche nelle nostre zone.
Arrivando all'epoca in cui i documenti iniziano ad abbondare, in un atto notarile del 4 giugno 1462 veniamo a sapere che questo Oratorio, ivi definito "scola S, Donati" era proprietario di terreni destinati presumibilmente a favore della ciesa stessa. Ci dice inoltre che vicino ad essa vi era unabbeveratoio per le bestie, il che ricorda molto da vicino la famosa 'piscina' di Piazza Santa Maria a Busto. Di sicuro, entrambe queste vasche per abbeverre gli animali erano alimentate dal medesimo torrente, il Tenore.
Nel 1566 viene documentata la prima visita pastorale ad opera di Padre Leonetto Clivone. Risulta che la chesa fosse larga braccia 8 e lunga braccia 13 (ossia circa 4,64x7,44), coperta di tegole con porta da una parte sola, che tuttavia non era in grado di chiudersi. In essa nn si celebravano funzioni "se nn qualche volta per devotione". L'edificio veniva utilizzato per funzioni extra religiose, ed in partcolare per ammassarvi i raccolti del miglio. Sicchè era necessario che i Sinaghni prestassero turni di guardia di tale prezioso deposito, e in tali turbi erano soliti accendere dei fuochi.
Al tempo della visita pastorale di san Carlo Borromeo (1582)l'edificio, lungo circa cubiti 17 (m. 7,44) e largo circa cubiti 11 (m. 4,88) (in sostanza: lo stesso di cui alla vicita di padre Clivone) e alto cubito 10 (m. 4,44), possedeva una piccola abside rivolta - come di consueto - a oriente che affacciava su una piazza ove si teneva uno spaccio pubblico. A Nord e Ovest era chiuso da altri edifici di proprietà parrocchiale. Ci dicono i documenti che al suo interno si riunivano gli Scolari del SS. Sacramento a recitare l'Ufficio della Beata Vergine Maria, che si radunavano sul coro ligneo pensile cui si accedeva tramite una scaletta.


La piantina redatta ai tempi della visita di S. Carlo Borromeo


Durante le calamità si praticava la carità cristiana donando ai bisognosi infermi tanto grano quanto era il loro peso, fatto che non dispiacque a san Carlo, il quale però vietò che anche le operazioni di pesatura della gente avvenissero all'interno della chiesa.
Il 9 febbraio 1593 a Sacconago giunse il delegato del Cardinale Gaspare Visconti, Giuseppe Riva, che ci infoorma come la chiesetta fosse intonacata ma senza pitture e come l'altare fosse privo dei paramenti necessari e che gli scolari del SS Sacramento ancora vi recitavano le orazioni. Le funzioni religiose erano invece tenute solo nella festa dei santi titolari della chiesa, tenute dal parroco con l'ausilio di altri 4 sacerdoti.
Poco tempo dopo, nel 1604 l'Oratorio fu visitato dal Cardinale Federico Borromeo, ch enon nota alcuna novità rispetto alle visite precedenti.
Durante la rovinosa peste del 1630 la chiesa fu protagonista di un fatto di cronaca, ricordato dal canonico Lupi nella sua "Storia della peste". Accadde che un monaco di un piccolo convento di Magnago, carcerato perche ritenuto un "untore", confessò di aver "honto" la chiesa di san Donato causando la morte di sei persone di un'unica famiglia.
Il 16 febbraio 1631 fu benedetta la campana, di cui è documentato il peso in ben 237 kg.
Nel1668 venne costruita una sagrestia e restaurato il pavimento in modo che fosse uniforme con quello della chiesetta.
Il 4 marzo 1798 ivi si tenne una asta pubblica per concedere in affitto i beni del curato Florio.
Nel 1868, a seguito di una epidemia di tifo, malattia molto frequente negli strati poveri della popolazione, la Commissione Sanitaria locale vi allestì un ospedale provvisorio. Era in grado di contenere anche 24 letti ed era riconosciuto adatto per la sua posizione e salubrità.
Nel 1870 si decise di trasferirvi la scuola maschile, in precedenza tenuta in un locale umido e malsano posto in una corte che ospitava altresì una bettola.
Nei primi anni del Novecento il parroco don Marelli si fece promotore di restauri radicali che ne snaturarono la conformazione originaria.
La più violenta modifica fu rappresentata dall'inversione del senso della chiesa: l' altare fu spostato da oriente a occidente, con l'apertura di una nuova porta verso la piazza, nel punto in cui in origine vi era l'abside. Fu chiusa l'entrata laterale. Il nuovo "oratorio" fu benedetto il 7 aprile 1907 dal cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano. Nel 1909 finalmente arrivò l'illuminazione elettrica. Tra il 1926 e il '28 vennero attuati altri restauri e sulla nuova facciata fu eseguito l' affresco di una Crocifissione, in occasione della visita di Mons. De Giorgi che altresì pose la prima pietra della chiesa parrocchiale nuova.
In queste condizioni la vediamo nelle poche foto rimasteci.

La piazza antistante la chiesa di San Donato e la facciata della chiesa stessa. Foto della famiglia Saporetti.



La facciata della chiesa di San Donato.


Oggi restano a sua testimonianza una lapide a mosaico moderni, con una menzione e un'immagine di san Donato vescovo, oltre alla traccia di una antica porta dell' edificio - una nicchia ad arco nel muro a fianco del cinema LUX - in cui è stato collocato un bassorilievo in terracotta che rappresenta un bambino con l' Angelo Custode.
L'oratorio conteneva le reliquie di San Prospero, Teodoro, Innocenza e Placida, di cui quelle di S. Placida e Innocenza sono scomparse a seguito della demolizione.



Ciò che rimane oggi della chiesa di San Donato dopo la demolizione del 1954




Sovrapposizione mappa del 1857 con lo stato attuale, da cui rilevare la posizione della chiesetta. Ovvimente la sovrapposizione fra mappe realizzate con tecniche moderne e tecniche di due secoli fa non è completamente soddisfacente ma rende l'idea del posizionamentto fisico della antica chiesetta.



Enrico Candiani


Luoghi in cui risulta venerato San Donato d'Arezzo:

Fonti:

Indice generale su Sacconago