Ipotesi sulla fondazione di Sacconago secondo Carlo Solbiati

E’ universalmente noto che tra Bustöchi e Sinaghiti esiste una rivalità secolare ed ancestrale ricca di mille sfumature. Lo scopo di queste note è quello di fare omaggio ad una verità storica da considerarsi serenamente qual è, senza rinfocolare polemiche né attribuirmi meriti fasulli di storiografia. Relata refero. Riferisco cose scritte da altri.
In sostanza, Sacconago è più antico di Busto, ed i bustocchi sono vicini di casa, ma non invasori. Le notizie che ci interessano provengono dalla monumentale storia di Busto Arsizio di Pio Bondioli, edita in due puntate nel 1937 e 1954. Opera difficilmente reperibile, narra di Busto dalle origini a circa il 1640. La bibliografia è impressionante per la sua vastità. Il Bondioli conosce a menadito la storiografia da romana a medioevale e mille altre cose. In più, rispetto ad esempio al Ferrario ed al Grampa, essendo posteriore, ha una conoscenza più estesa e può disporre di una maggiore quantità di dati ed indizi. Tuttavia, l’opera del Bondioli, per quanto detto sopra, è conosciuta da pochi. Per questo i vari scrittori “contemporanei” di cose bustocche attingono quasi esclusivamente agli altri due.
L’origine del nome Sacconago data dal Bondioli si avvale della concordanza con le affermazioni dei due maggiori esperti di toponomastica italiana, l’Olivieri ed il Rohlfs , dei quali aveva potuto consultare le opere: “si richiama giustamente a un nome personale romano Sacconius aggettivato dal suffisso celto-gallico -acus dell’ambiente originario”. Pertanto, in epoca romana, come già scritto da altri, a Sacconago c’era un fundus, una tenuta, un ranch, del Sacconius, nel quale poi si originò il vicus, misero gruppo di capanne poi ampliatosi in pagus, il villaggio di coloro, i quali, schiavi o liberi che fossero erano addetti alle coltivazioni. E’ il medesimo processo che da un Galerius avrebbe originato Gallarate e da Salvius o Sulvius addirittura i tre vicus di Solbiate Arno, Solbiate Comasco e Solbiate Olona, tutti con il suffisso equivalente –ate.
Obiezione : esistevano sul serio uno o più individui chiamati Sacconius, od era un nome inventato? La risposta viene da un altro esperto, il Mommsen, autore di una grandiosa Storia di Roma e di imponenti studi sull’epigrafica romana. Un certo Gaius Sacconius Varro fu prefetto della Coorte Dalmatarum Milliaria Equitata, una specie di reggimento di cavalleria di stanza in varie postazioni in Britannia al tempo dei Flavi, gli imperatori che vennero dopo Nerone ( dal 70 D.C.) Un altro M. Sacconius Anto è citato su di una epigrafe lapidea rinvenuta in qualche posto in Veneto.
E qui mi permetto un piccolo appunto : non è affatto vero che a Sacconago non ci siano stati reperti archeologici rilevanti.
Il Bondioli ne enumera dettagliatamente diversi, a partire da quelli del 1831 proseguendo con quelli del 1934, entrambi a Sacconago. Vasi, anfore, balsamari, urne cinerarie, compreso un tesoretto di aurei trovato nel 1914 ad est della Via Magenta, e purtroppo “subito trafugato”. Analoga sorte era capitata ad un altro tesoretto di aurei scoperto a Busto nel 1847, racconta il Ferrario. Quindi, di materiale ne era stato trovato tanto, compreso un vasto sepolcreto romano di epoca imperiale in un campo detto La Bertana, a Borsano, sulla via per Bienate, esplorato solo in parte.
Oltre agli ovvi trafugamenti a scopo commerciale, molto materiale finì in collezioni private mentre altri, donati con nobile scopo alle collezioni del Collegio Arcivescovile di Saronno, non furono inventariati né catalogati, e pertanto, se sono ancora là, non sono identificabili. Terminiamo con “l’onore delle armi” a Sacconago con queste parole del Bondioli : “la scarsità e – diciamolo pure - l’incertezza di queste testimonianze archeologiche per Busto Arsizio di fronte alla imponenza dei resti di Sacconago potrebbero fare pensare ad una più tardiva fondazione dovuta a popolazioni vicine”.

Carlo Solbiati, dicembre 2007

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