Elenco articoli umoristici

- Strafalcioni bustocchi (di L. Giavini)
- Strafalcioni bustocchi (di C. Solbiati)
- Vignette (di S. Cappelletti e G. Magugliani)
- Genti da Büsti (di Marco Torretta)
- Al festival di Sanremo (di G. Bandera)
- Anni 50 a Busto (di G. Giacomelli)
- Anni 50 a Busto (2)(di G. Giacomelli)

Strafalcioni bustocchi (di C. Solbiati)



Cramenzu che bumbardamentu. Questa perla è tra le più famose . Pare che abbia avuto un seguito, non si sa se apocrifo o meno. Il Turconi Cunilötu aggiunse : “sa gh’èa chi i ‘mericàn èan già fèi sü tuscòssi anmò” . Se ci fossero stati qui gli americani avrebbero già ricostruito tutto.

Un certo Pepèn “Cramesca”, il quale usava questa esclamazione al posto di cramenzu, disse : “al mè neùdu a gha piasi ul balòn e ‘l va sempar a vidè u’ Itler da Milàn”.
Ero un ragazzo quando mi disse : “mò i bàlan ul turìsmu”. Era l’epoca del twist.

Questa è recente : un industriale stufo degli scioperi : “a vendu föa e a vò anca mi alle Seilecces !”.

Ecologista : ò metù ul gas (GPL) sü a machina. Al sa ‘n po’ da scurengia , ma al va bèn istéssu.

Allo stadio :
  • “Gnalinea, l‘è opis “ ! : segnalinee, è fuorigioco ! (offside)
  • “Fàghi ‘n balonètu ranzatèra” ! : fagli un pallonetto rasoterra !
  • Ul Tartaiòn, tifosissimo della Pro Patria (eravamo negli anni Settanta) gridò : “Arbitro ! Scèmu NUCLEARE” ! E si rivolse al sottoscritto : “gho l’ù dì bèn ?” Gli risposi : “ti sé stei bràu. L’ e belisima”.(Veramente)

Una signora neoricca ( si diceva così) di metà Novecento :
  • - “ la rusciàta di grandina di ieri mi ha rotto tutte le petegole del tetto !”.
  • - Volendo lanciare la figlia nel jet-set, le fece imparare a suonare il piano. Mentre la ragazza si esibiva durante una festa in una sonata a quattro mani, probabilmente d’ul Sciupén (Chopin), la signora diede in escandescenze : “ sa la gh’à da dì a genti ! A cà mia sa fa nò da ‘sti ecunumìi ! Toèman dü, anca trì, ma fèmm nò da ‘sti figüi “!!“ Cosa può dire la gente (vedendo queste cose)? Compriamone due, anche tre, ma non facciamo figuracce come questa” !
  • - Ad un pranzo di gala le vennero serviti gli asparagi . Come da tradizione passò il cameriere con una bacinella di acqua e limone per immergervi le dita. Lei rispose : “bràu fiö ! Al m’à purtà chi u aquelimòn par fàmi digerì !” E bevve avidamente il tutto.

Un’altra signora : “il mio bambino gioca sempre ai pettirossi”. L’inquietante interrogativo che potesse trattarsi di precoce tendenza gay fu risolto quando si comprese che si riferiva agli indiani pellerossa.

Una figuraccia storica clamorosa da parte dei bustocchi, vera “figua da ciòdi” avvenne il 21 giugno 1927. La raccontava mio nonno il quale ne fu testimone.

In Piazza Garibaldi, dove al presente abbiamo la fontana, fu eretto un grandioso monumento bronzeo a ricordo dei Caduti della prima guerra mondiale.
Venne inaugurato da Sua Maestà Vittorio Emanuele Terzo Re d’Italia.
I bustocchi avevano pensato bene da “faghi un rinfrescu, un bufè, al Re”. Ma non avevano una gran pratica del bon ton e dei menu di gala. Chiedo venia per non ricordare se il rinfresco avvenne allo Stoppa od al Brugioli.
Così prepararono come entrèe dei “sanguis” (sandwich) cioè “d’i bèi micutùni cunt ‘a crusi, quatar fraschi da salàm e robi bruschi”. Paninazzi con salame e sottaceti.
E’ noto che il Re era assai basso di statura, al punto da fare abbassare appositamente la statura minima per l’ammissione al servizio militare.
Quando arrivò un cameriere tenendo bene in alto un vassoio, Sua Maestà pescò un “sanguis” alla cieca, non essendo in grado di vedere il contenuto del vassoio. Dopo un breve attimo di smarrimento e palese imbarazzo, ripose con signorilità il panino nel vassoio. E continuò a conversare con autorità ed ex combattenti.

Che i bustocchi non s’intendessero molto di gastronomia raffinata è confermato da : bustocco al ristorante : “camarè, sa gh’é da bòn da mangià chichinscì” ? Signore, le porto il menu ! “va bèn, ma sa l’è bruscu tu lu casciu indrè “!

Carlo Solbiati, novembre 2007