Inchiesta:
Abusivismo abitativo

L'intervento di sgombero da parte delle forze dell'ordine di alcuni appartamenti in via Treviglio, occupati abusivamente, ha riacceso l'attenzione su un problema che da anni si registra in diverse zone di Busto, in particolare nel quartiere di San Michele e nella zona delle ferrovie Nord, ma non solo. Molti sono infatti gli edifici, più o meno fatiscenti, lasciati in disuso da anni e presi d'assalto come rifugio di fortuna da senzatetto, drogati ed extracomunitari. Un situazione che desta preoccupazione tra i residenti di quelle zone, tra cui via Matteotti, via Petrarca, via Magenta e altre, e che mette a rischio non solo loro ma anche le persone stesse che occupano gli edifici, spesso pericolanti e con pessime condizioni igieniche.
"Secondo me le case in disuso, se non ci sono motivi architettonici per tenerle in piedi, dovrebbero essere demolite. Così non ci sarebbero problemi di sporcizia, degrado e abusivismo", esordisce Alessandro Cremona. "A Busto ci sono molte zone conciate male da parecchi anni, se non sono più recuperabili ci vorrebbe un'ordinanza per radere al suolo e rifare tutto nuovo. Credo però che ci sia dietro una questione politica riguardo la destinazione d'area, perciò da parte dei proprietari degli edifici c'è paura a demolire perché temono di perdere la proprietà o di subire un esproprio a basso prezzo e così preferiscono lasciare tutto così". Anche secondo Mario Colombo molte aree del quartiere di San Michele sono "una schifezza ed è una vita che sono così. Per esempio al posto del grosso parcheggio sterrato in via San Michele, dove c'è un sacco di sporcizia, dovrebbero fare qualcosa di residenziale. Nei dintorni poi ci sono edifici dove dormono abusivamente extracomunitari e drogati, bisogna buttarli giù o ristrutturarli. Conosco una persona - conclude - che si è ritrovata in casa della gente e non riesce più a mandarla via". C'è anche chi però si distingue in quanto solidale con le persone che occupano abusivamente gli edifici perché "molta gente non ha i soldi per comprare una casa, ci sono tante famiglie in difficoltà che non riescono a tirare avanti", spiega Valentina Panzarea. "Se le case sono lasciate lì in disuso non ho niente in contrario riguardo il fatto che le persone che non hanno soldi le utilizzino per viverci, altrimenti dove possono stare?
Certo poi c'è anche la possibilità che vengano usate da persone legate alla criminalità, però non sono tutti così". Valentina Panzarea ritiene quindi che bisognerebbe "sgomberare questi luoghi ma poi dare alle persone un altro posto più dignitoso dove poter vivere. Io la penso così", conclude. Non molto distante da questa idea Grazia Cerana che afferma: "Francamente ritengo giusto lo sgombero, però trattandosi di persone bisogna poi collocarle in luoghi idonei. Non si può tollerare che vivano in questi edifici perché in questo modo si creano situazioni di degrado e criminalità che rendono pericolose certe zone, soprattutto se ci si passa la sera. Tra l'altro - conclude - è rischioso pure per le persone stesse vivere in case fatiscenti e pericolanti, anche per questioni igieniche". Un'altra persona, che preferisce rimanere anonima, segnala poi la presenza di abusivismo pure nell'ex calzaturificio Borri.
Insomma paura e preoccupazione non mancano, ma molti ritengono che le soluzioni andrebbero trovate a monte. "Dovrebbero essere rimosse le cause dell'abusivismo - sostiene Pietro Bottini - invece nessuno interviene per risanare quello che è in totale stato di abbandono da anni. Basta vedere via Matteotti o via Einaudi, ma anche la zona delle Nord, dove dovrebbe essere messo in atto un piano di recupero ampio". Secondo Bottini c'è paura tra la gente, anche perché "di tanto in tanto succedono episodi poco piacevoli, per esempio tempo fa in via Matteotti c'è stato un tentativo di violenza ai danni di una ragazzina. Poi non è detto che questo sia strettamente collegato al fenomeno dell'abusivismo perché succede anche altrove, però - conclude - di certo influisce". Dietro questi problemi c'è, secondo una persona che preferisce rimanere anonima, "un interesse da parte del Comune a lasciare le cose come sono nei numerosi edifici di sua proprietà, per non rischiare tensioni sociali, e anche omertà da parte di noi cittadini", afferma. Qualcuno segnala infine questioni tecniche e burocratiche: "I proprietari degli edifici non vogliono demolire perché facendolo perderebbero volumetrie. Il Comune richiede standard enormi. Se poi l'edificio fa parte di un piano di recupero più grosso i proprietari temono di perdere la proprietà", spiega Maria Terrana. "La zona di San Michele - conclude - è in una condizione vergognosa".

Brigida Rangone

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