CUNTRATI DA BESTI
La "borsa valori" di un tempo
Il bestiame ha sempre costituito la base fondamentale di ogni azienda agricola, determinandone, con il numero dei capi esistenti, l'importanza, perché, il concime naturale fornito (STALLATICO ), era basilare per le colture insite negli aridi terreni bustesi. Se il contadino non disponeva di soldi per comprarsi bestiame da stalla, non poteva averne per l'acquisto di concimi chimici.
Raccontavano i "vecchi" che un tale povero curato di nome Bussèto, in occasione della benedizione dei campi, raccomandava " rüdu e letrina " per ottenere buon raccolto. Il Signore Iddio potrà tener lontano i temporali, ma quello che spetta all'uomo deve esser fatto dall'uomo. Se non si semina non si raccoglie; se non si appresta il concime il ricavato sarà misero, pur con clima propizio.
La compra-vendita del bestiame assumeva notevole rilevanza agli effetti della buona gestione aziendale e caratteristica era la Fiera di San Giuseppe, tenuta in Prà San Michè, mercato di grandi affari.
Il bestiame ha sempre costituito la base fondamentale di ogni azienda agricola, determinandone, con il numero dei capi esistenti, l'importanza, perché, il concime naturale fornito (STALLATICO ), era basilare per le colture insite negli aridi terreni bustesi. Se il contadino non disponeva di soldi per comprarsi bestiame da stalla, non poteva averne per l'acquisto di concimi chimici.
Raccontavano i "vecchi" che un tale povero curato di nome Bussèto, in occasione della benedizione dei campi, raccomandava " rüdu e letrina " per ottenere buon raccolto. Il Signore Iddio potrà tener lontano i temporali, ma quello che spetta all'uomo deve esser fatto dall'uomo. Se non si semina non si raccoglie; se non si appresta il concime il ricavato sarà misero, pur con clima propizio.
La compra-vendita del bestiame assumeva notevole rilevanza agli effetti della buona gestione aziendale e caratteristica era la Fiera di San Giuseppe, tenuta in Prà San Michè, mercato di grandi affari.
Il mercato del bestiame - Giovanni Cappelli 1923-1994
Le limitate dimensioni di non poche aziende agricole non permettevano il mantenimento di congrui capi di bestiame per tutto l'anno, per cui era più agevole " avere qualche capo in più " nei mesi estivi, perché era disponibile il "mangià da verdu".
In primavera comperavano ed in autunno vendevano.
Nei giorni di Fiera "gran burdelèi". Osterie zeppe di contadini e sensali. I ragazzi custodivano le bestie al mercato. La valuta corrente era il marengo:10-15-20 per mucca, in ragione dell'età e dei "bucà" di latte che giornalmente produceva.
Le migliori venivano garantite per 20 bucà (circa 25 litri); all'incirca 1 marengo per bucà. Le mucche venivano date in prova per 8 giorni, prova consistente nel verificare se la produzione era soddisfacente e se la "spusa" (nuova bestia introdotta nella stalla) era più o meno di bocca buona, se mangiava pertanto qualunque erba oppure si dimostrava schifiltosa. In caso contrario la mucca veniva restituita al venditore.
Curiosi i preliminari di contratto. Un mediatore per parte e l'avvio prevedeva la comanda di "un litron" (doppio litro). Ma la procedura imposta dai mediatori che pregustavano una trattativa non semplice, faceva scattare la seconda comanda, che faceva sortire nulla di certo. Via pertanto alla comanda comprendente "una piccola" e poi pezzi di gorgonzola, inaffiati da "tazzi e tazzotti" di Trani. Il caos era completo e qualcuno cercava di svignarsela, fingendo nausea. Il mediatore lo prendeva al volo e lo riconduceva al tavolo. Urla, imprecazioni, strattoni, volava qualche bottone della giacca sino a quando capitava la "massèa" (moglie del contadino). Invettive e complimenti. "Scià spùsa" e rientravano al tavolo dell'osteria. Altre comande e bevute, ulteriori dissensi e quando tutto sembrava non definirsi, all'improvviso, veniva pattuito il contratto, naturalmente al prezzo iniziale che ognuno, nonostante dissensi e dispute varie, si era ben prefissato in testa. All'imbrunire ognuno tornava alla magione con la bestia trascinata dal "sughettu" (corda) al collo, mentre proseguivano i dissidi tra moglie e marito.
In primavera comperavano ed in autunno vendevano.
Nei giorni di Fiera "gran burdelèi". Osterie zeppe di contadini e sensali. I ragazzi custodivano le bestie al mercato. La valuta corrente era il marengo:10-15-20 per mucca, in ragione dell'età e dei "bucà" di latte che giornalmente produceva.
Le migliori venivano garantite per 20 bucà (circa 25 litri); all'incirca 1 marengo per bucà. Le mucche venivano date in prova per 8 giorni, prova consistente nel verificare se la produzione era soddisfacente e se la "spusa" (nuova bestia introdotta nella stalla) era più o meno di bocca buona, se mangiava pertanto qualunque erba oppure si dimostrava schifiltosa. In caso contrario la mucca veniva restituita al venditore.
Curiosi i preliminari di contratto. Un mediatore per parte e l'avvio prevedeva la comanda di "un litron" (doppio litro). Ma la procedura imposta dai mediatori che pregustavano una trattativa non semplice, faceva scattare la seconda comanda, che faceva sortire nulla di certo. Via pertanto alla comanda comprendente "una piccola" e poi pezzi di gorgonzola, inaffiati da "tazzi e tazzotti" di Trani. Il caos era completo e qualcuno cercava di svignarsela, fingendo nausea. Il mediatore lo prendeva al volo e lo riconduceva al tavolo. Urla, imprecazioni, strattoni, volava qualche bottone della giacca sino a quando capitava la "massèa" (moglie del contadino). Invettive e complimenti. "Scià spùsa" e rientravano al tavolo dell'osteria. Altre comande e bevute, ulteriori dissensi e quando tutto sembrava non definirsi, all'improvviso, veniva pattuito il contratto, naturalmente al prezzo iniziale che ognuno, nonostante dissensi e dispute varie, si era ben prefissato in testa. All'imbrunire ognuno tornava alla magione con la bestia trascinata dal "sughettu" (corda) al collo, mentre proseguivano i dissidi tra moglie e marito.
Giorgio Giacomelli