San Michele e gli sfratti a Busto Arsizio

San Miché



Quando sfratti e affitti eran roba certa


San Michele ricorre a fine settembre, il 29 e a questa data, da sempre, nel mondo agricolo era legata una doppia scadenza: quella del pagamento degli affitti e quella dell’esecuzione degli sfratti.
Fra i tenti modi di dire, infatti, è rimasto quello di “Ué, a sé dré a fá san Miché”, per intendere che devi o stai per cambiar posto. Anche chi, comunque, non era sfrattato, doveva pagare la pigione, tutta in una volta, nel medesimo momento in cui bisognava approvvigionarsi della legna per l’inverno. Insomma, era un momentaccio per le poco laute finanze familiari, e così il nome del Santo era spesso abbinato a moccoli di rusticana memoria.
Del resto, San Michele, oltre ad essere ricorrenza terrena poco raccomandabile, è anche divinità molto temibile, dato che con suo spadone è pronto non solo a difendere la fede, ma anche a punire i peccatori.

Così era forte l’invocazione a che al santo “sa pudéssi sturtághi un mumentén a balanza, in manéa che un quintal da pecái al peséssi dumá un éttu”. In tal modo, ‘stortando’ la bilancia, un quintale di peccati avrebbe pesato solo un etto, e le speranze di salvezza sarebbero state maggiori. Ma San Michele non è Santo che si lasci commuovere o piegare.
E così erano gli “ufficiali giudiziari” di una volta. Se si doveva sfrattare, non c’erano storie, figli, malattia che tenesse, e si doveva andar via.
Forse forse, ma solo forse, rimpiangiamo quei momenti in cui le leggi eran certo dure, ma – appunto – certe !

Liberamente tratto e interpretato da: Giornate Bustocche



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