La filosofia del Natale Sinaghin-Bustocca
NATALE. SI TORNA A CASA
“Sarò a casa per Natale.” “Ci ritroviamo tutti per Natale.” “Dai! Almeno per Natale vieni a casa” “Amore mio, ti perdono… Torna, è Natale.” “Sono guarito, torno per Natale”.
E’ per queste voci che a Natale tutte le strade portano a casa. Aerei, treni, pullman sono strapieni; stessa destinazione per tutti: la propria casa.
Se, invece, siamo già a casa è il cuore che compie un viaggio immaginario.
Il ricordo ti conduce ai Natali della tua infanzia, o fanciullezza o gioventù; quelli che hanno scandito la tua età, breve o lunga che sia.
Se sei carico d’anni ti rivedi accanto alla stufa. Sullo stenditoio, un cerchio attorno al tubo, è appeso un po’ di bucato. Sugli anelli di ghisa arroventati dal carbone cuoce l’oca. (Ma non si può sapere se si comporta bene nel pentolone. Non si può assaggiarla: la vigilia di Natale è d’obbligo il magro e il digiuno. Fortunato chi ha una nonna in casa perché i vecchi ne sono esenti. E così solo lei può esclamare: “A ga manca un prasén da sá ma l’è un gilèpu!”).
Se non sei tanto anziano ricordi, magari, una sera della vigilia passata in ansia: il figlio che lavora lontano è in viaggio verso casa sull’autostrada congestionata, e la televisione ha detto che c’è stato un incidente.
“Sarò a casa per Natale.” “Ci ritroviamo tutti per Natale.” “Dai! Almeno per Natale vieni a casa” “Amore mio, ti perdono… Torna, è Natale.” “Sono guarito, torno per Natale”.
E’ per queste voci che a Natale tutte le strade portano a casa. Aerei, treni, pullman sono strapieni; stessa destinazione per tutti: la propria casa.
Se, invece, siamo già a casa è il cuore che compie un viaggio immaginario.
Il ricordo ti conduce ai Natali della tua infanzia, o fanciullezza o gioventù; quelli che hanno scandito la tua età, breve o lunga che sia.
Se sei carico d’anni ti rivedi accanto alla stufa. Sullo stenditoio, un cerchio attorno al tubo, è appeso un po’ di bucato. Sugli anelli di ghisa arroventati dal carbone cuoce l’oca. (Ma non si può sapere se si comporta bene nel pentolone. Non si può assaggiarla: la vigilia di Natale è d’obbligo il magro e il digiuno. Fortunato chi ha una nonna in casa perché i vecchi ne sono esenti. E così solo lei può esclamare: “A ga manca un prasén da sá ma l’è un gilèpu!”).
Se non sei tanto anziano ricordi, magari, una sera della vigilia passata in ansia: il figlio che lavora lontano è in viaggio verso casa sull’autostrada congestionata, e la televisione ha detto che c’è stato un incidente.
Forse ricordi un Natale, non tanto lontano, quando aspettavi un arrivo, ma non sull’uscio di casa, non alla finestra. Aspettavi uno che subito diventò tuo figlio. Cosi tenero e lieve da tenere in braccio che ti stai commuovendo ancora.
Uno ha attraversato il mare per rivedere i suoi. Ora sta li fermo da qualche tempo e sembra parlare sommessamente con qualcuno, ma è solo. Si scuote e dice. ”Ciao neh. Torno a casa perché a Natale chiudono presto” E intende dire i cancelli del cimitero.
Quanti a Natale si caricano di doni e di attese e compiono, tornando a casa, il loro pellegrinaggio d’amore.
Gli esperti della mente umana dicono che dev’esserci sicuramente una profonda ragione psicologica che ci spinge istintivamente verso casa in questo speciale periodo dell’anno. Ma il cuore e la fede suggeriscono altre spinte.
Rinnoviamo l’antica vicenda di Giuseppe che con Maria tornava al paese della sua infanzia. Andava a Betlemme dove era nato. Aveva attraversato le montagne della Giudea per tornare a casa dove lo attendeva il primo Natale della Storia. Da qui viene l’impulso del cammino verso casa.
E’ Natale! Torno. Vado incontro all’affetto dei miei cari.
Sento voci, sento canti.
= La notte di Natale è nato un bel Bambino…
= Tu scendi dalle stelle o Re del Cielo…
Sono arrivato.
Uno ha attraversato il mare per rivedere i suoi. Ora sta li fermo da qualche tempo e sembra parlare sommessamente con qualcuno, ma è solo. Si scuote e dice. ”Ciao neh. Torno a casa perché a Natale chiudono presto” E intende dire i cancelli del cimitero.
Quanti a Natale si caricano di doni e di attese e compiono, tornando a casa, il loro pellegrinaggio d’amore.
Gli esperti della mente umana dicono che dev’esserci sicuramente una profonda ragione psicologica che ci spinge istintivamente verso casa in questo speciale periodo dell’anno. Ma il cuore e la fede suggeriscono altre spinte.
Rinnoviamo l’antica vicenda di Giuseppe che con Maria tornava al paese della sua infanzia. Andava a Betlemme dove era nato. Aveva attraversato le montagne della Giudea per tornare a casa dove lo attendeva il primo Natale della Storia. Da qui viene l’impulso del cammino verso casa.
E’ Natale! Torno. Vado incontro all’affetto dei miei cari.
Sento voci, sento canti.
= La notte di Natale è nato un bel Bambino…
= Tu scendi dalle stelle o Re del Cielo…
Sono arrivato.
Ginetto Grilli – Dicembre 2012