Alessandro Manzoni: grande criminale culturale

Alessandro Manzoni: criminale, come Giulio Cesare !

Alessandro Manzoni come Giulio Cesare, ovvero: ecco perchè furono due criminali !

L’accostamento vi sembra strano, anomalo, improprio, scandaloso ? Tranquilli, vedrete che così non è !


Alessandro Manzoni col suo sguardo truce

Chi abbia avuto la compiacenza di leggersi il mio scritto sul genocidio culturale non potrà non ricordare come, ivi, io abbia richiamato la figura di Giulio Cesare, quale autore del più grande tentativo di genocidio storicamente accertato. L’ometto in questione, infatti, per mero interesse politico personale non esitò a sterminare uno, forse due milioni di Celti nelle sue campagne militari svoltesi in quella che veniva chiamata "Gallia" dai Romani. Il tutto con lo scopo unico di presentarsi a Roma con le carte in regola per divenirne dittatore e padrone assoluto.
A dare una idea di quanto tragica fu quella "campagna militare" basta il fatto che così tanti morti fecero scandalo persino tra i Romani dell’epoca, che non erano esattamente dei chierichetti !
Ebbene, direte voi, che c’entra Manzoni ?
C’entra, eccome.
Chi non ricorda, sin dai banchi delle scuole elementari, il tono trionfalistico col quale qualche maestrina, generalmente proveniente dal sud del nostro paese, ci imbottiva la testa ricordando come, nella sua grandiosità ineguagliabile, Manzoni ha deciso, prima di dare alle stampe la versione definitiva dell’opera massima - i Promessi sposi - di andare a Firenze e “sciacquare i panni in Arno” ?
E noi, poveri tapini, tutti lì, pieni di sensi di colpa perché ci accorgevamo, leggendo quel libro, che non sapevamo parlare come i toscani, come i fiorentini, come i rivaroli dell’Arno.
Macchè ! Noi: giù con quelle “e” aperte e chiuse al contrario; noi dagli a pronunciare la”c” iniziale dei vocaboli, invece che mangiarcela per colazione come i rivaroli ! Che razza di ignoranti che ci sentivamo. E giù a stramaledire la nostra “lombardità”. Però, caro buon Alessandro Manzoni, ti sei dimenticato di notare che i tuoi Renzo e Lucia vivevano Lecco. I loro protettori vivevano a Milano e Bergamo.
E per quale maledetta, incomprensibile, futile, balorda ragione un lecchese, un milanese, un bergamasco debbono parlare TOSCANO nel secolo decimosettimo ? Ce lo spieghi ?
Caro Alessandro: tutti ti riconoscono il merito e lo scrupolo con cui andavi a ricercare le fonti, i documenti, prima di scrivere qualche pezzo.
Hai scritto un opera calata perfettamente nel suo contesto storico. Tutto perfetto, accurato, impeccabile. Chi ti può fare qualche appunto, qualche osservazione dovuta ad errori, a superficialità storiche ?

Si dirà: Nessuno !

Eppure.....
Ricordiamo il "forno delle Grucce" ?
È la bottega di Milano che viene assaltata dalla folla il giorno di S. Martino del 1628, in occasione della sommossa scatenatasi a causa del rincaro del pane.
Si trova in quella che allora si chiamava la Corsia dei Servi (oggi corso Vittorio Emanuele). Un antichissimo prestinaio che ha contnuato ad operare sino al 1919 e si chiamava realmente, in Milanese: "prestin di scansc”.
Alessandro Manzoni lo traduce in “grucce” in quanto le parole in Milanese sarebbero, secondo lui "parole così eteroclite, così bisbetiche, così salvatiche, che l’alfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono".
Il dotto Manzoni peraltro ignorava che “scansc” non erano le grucce ma il nome della nobile famiglia degli Scansi cui nel XVIII secolo apparteneva la bottega.


L'assalto al forno degli Scansi

Quindi abbiamo un grave errore storico, perchp "scans" non erano le "grucce" ma il nome della famiglia: gli Scansi.
Ci voleva molto a scrivere semplicemente: "SCANSC" ?
Sono sei lettere dell'alfabeto latino.
Ma no: il buon Manzoni doveva accusare iil milanese, farlo passare per zotico ignorante. e ci è riuscito per i secoli a venire, attraverso un falso storico.

Ma c'è di più.
Tu, caro Manzoni, non hai scritto un opera di storia, ma una opera letteraria, e l’errore più grosso lo hai commesso proprio … nella lingua.
Non dunque un sano accento milanese o bergamasco o lecchese, ma un simpatico quanto fuori luogo accento toscano.
Che mica i Toscani parlano l’italiano perfetto: parlano con un simpaticissimo accento toscano ! E Che Dio li benedica per essere così goliardici !
Ma a Lecco, Milano e Bergamo, nel secolo decimosettimo, di toscani non ce ne erano !
Però… Ecco che generazioni intere di Italioti, quali noi siamo, hanno visto uccidere la loro lombardità, la loro padanità (nulla a che fare con la politica, sia ben chiaro !) da un certo Manzoni Alessandro, il quale ha compiuto una strage di cultura e radici lombarde. Un vero genocidio culturale, che nasce dall’ostentato rifiuto delle proprie origini da parte di un "signore" che era tanto grande come scrittore quanto piccolo come uomo di cultura. Perché nessuno è grande uomo di cultura se uccide, anzi, stermina la cultura dalla quale proviene. E’ solo un venduto.
Caro Manzoni, nell'ottobre 2005 gli amici Lecchesi si son presi la briga di festeggiare nei “luoghi manzoniani” la tua opera.
Noi però crediamo che non si debba fare festa, ma ci si debba listare a lutto di fronte alla tua opera.
Perché Tu, caro Manzoni, avendo rinnegato la tua cultura, ed avendo preso a modello quella altrui, hai giustificato il genocidio culturale col quale generazioni di mediocri maestrucoli hanno fatto sentire in colpa, come dei perfetti ignonanti, tante giovani leve di lombardi che così han pensato bene di abbandonare la loro lingua in vantaggio…. del nulla.
Listiamoci a lutto, dunque, davanti al più grande criminale culturale che la storia del nostro paese abbia avuto la sventura di annoverare: Alessandro Manzoni.
Il Rinnegato!


Enrico Candiani.