I Cò guasti, così alla chetichella, come una spontanea fioritura, sono riapparsi col loro brio gioioso, con i loro strumenti estrosi e chiassosi.
Essi si sono prodotti in forma ufficiale nella ricorrenza della festa di S. Giuseppe mettendo a rumore tutto il quartiere nord e raccogliendo simpatie ed applausi da un pubblico soddisfatto per la ripresa della sana allegria.
È pure risorta la Società della Pipa, col suo programma di spassoso diletto, associato ad opere di beneficenza. Infatti, in breve tempo, mediante iniziative varie di carattere sociale e di carattere artistico, hanno fatto beneficiare diversi istituti cittadini di molte decine di biglietti da mille, ragione per cui va data lode ed incitamento a proseguire sulla buona via prescelta ai dirigenti della simpatica e benemerita istituzione.
Visitando la sede e ammirando la grossa pipa di radica appesa trionfalmente, con un nastro bianco rosso e verde al soffitto della sala di riunione, m'è venuto un bel casetto, umoristico assai, capitato una quarantina d'anni fa ad un banconiere di un circolo famigliare.
Una mattina si presentò un viaggiatore di commercio ad offrire scatole di carne in conserva, scatole di sardine e di acciughe, vasetti di mostarda e di peperoncini ed altre leccornie atte a stimolare il “beveraggio”. Siccome la vendita di questi generi, generalmente, era lasciata alla discrezione del banconiere e a tutto suo profitto, il viaggiatore riuscì a far fissare un certo quantitativo di questa roba, poi ringraziando concluse: “Non le sarebbe discaro che le mandi una “pipe” (misura inglese per il vino e adottata anche in Sicilia) di Marsala?”. Il banconiere intese che voleva mandagli una pipa da fumo per regalo. Cosicché si affrettò a rispondere: Me la mandi pure, che ne ho giusto di bisogno”. “Bravo, firmi qui l'ordine di commissione. Le assicuro – soggiunse il viaggiatore quando il banconiere ebbe firmato, - che entro una quindicina di giorni riceverà la merce e la relativa tratta”. Infatti, prima dello scadere del termine, il banconiere ricevette avviso alla ferrovia che attendevano di essere svincolati: una cassa di scatolame vario e una botte di Marsala!
Immaginate il consiglio di amministrazione del circolo quando si vide arrivare una tratta per un fusto di Marsala non ordinato. Per dare una idea della situazione, basti dire che in quei tempi non si consumavano nei circoli più di dieci litri di marsala all'anno!
In un primo tempo si voleva torcere il collo al banconiere; ma questo protestò che aveva sottoscritto una commissione dove si parlava di pipe e non gli era mai passato per la mente di ordinare del Marsala. Per farla breve. Un negoziante di vino presente chiarì la faccenda, la botte di Marsala rimase in contestazione, intervenne l'autorità giudiziaria e quando, quattro mesi dopo, venne messa all'asta pubblica il tanto discusso fusto di Marsala, corrispondente ad una “pipe”, il fusto c'era ma il Marsala non più. La “pipe” era vuota e chi s'è visto s'è visto.
Ed ora passiamo alla Società del Gerlo. Pure questa Società, a carattere famigliare e fraterno, svolge la sua attività sullo stesso piano della “Pipa”. Nella intimità dei consociati si concretano manifestazioni che associano il diletto al beneficio. Il Gerlo, che è l'insegna sociale, è trasformato in tanti bicchieri della stessa foggia quanti sono gli associati, e ciascun bicchiere è numerizzato, affinché ciascuno usi e curi il suo.
Ma anche questo gerlo, in realtà deriva dalla “brenta”, misura lombardo-piemontese per il vino, equivalente a cinquanta litri. La brenta per il trasporto del vino dalla strada alla cantina (in tempi lontani serviva anche per portare acqua in caso d'incendio) ha si la forma di un gerlo, ma è fatto di doghe, se fosse fatto di vimini intrecciati, come realmente è il gerlo, vino mio ti saluto!
Sarebbe, diciamo noi bustocchi, “tème mòngi aa vacca cunt ul cavagnòn!”
Mentre salutiamo la ripresa di queste simpatiche società, domandiamo scusa (qualora ce ne fossero) a quelle che non abbiamo menzionato per mancanza di notizie e, quindi, non per colpa nostra.
Carlo Azimonti - La Prealpina venerdì 7 maggio 1948