Mobilitazione di tutte le osterie e rastrellamento degli scudi d’argento
Mica tanto lontano. Questa forma di bassa corruzione elettorale era ancora in voga una quarantina d’anni fa. (1908 circa).
È tutto dire! Occorre però stabilire che essa si esercitava massimamente nei piccoli centri; mentre i centri maggiori risentivano della maturata educazione del corpo elettorale e gli elettori rifiutavano di scendere tanto in basso. Occorre pure tener presente che il corpo elettorale di allora era ancora ristretto ed era facile raggiungere dappertutto il singolo elettore.
Una settantina d’anni fa, (1878 circa) gli elettori si potevano contare sulle dita.
Si può dire che avevano diritto al voto soltanto coloro che pagavano una tassa diretta e quelli che erano stati promossi dalla terza elementare. Successivamente furono introdotti gli esami davanti al Pretore colla semplice dimostrazione di saper leggere e scrivere. Man mano che aumentavano il numero degli elettori si rendeva più difficile e costosa la corruzione spicciola, la quale doveva essere esercitata sempre su più vasta scala e, quindi, più visibile e facilmente individuabile agli effetti della denuncia a termine di legge contro i candidati e loro galoppini elettorali.
I candidati, del collegio uninominale, generalmente erano solamente due, molto raramente tre. Questi candidati appartenevano a ceti facoltosi oppure erano professionisti che rappresentavano interessi di determinati raggruppamenti industriali od agrari. La riuscita dell’uno o dell’altro significava rialzare le azioni del gruppo vittorioso con tanto di ribasso delle azioni del gruppo soccombente. Ciò spiega come i due gruppi cercassero con ogni mezzo di accaparrarsi gli elettori per poter prevalere.
All’apertura della campagna elettorale, le osterie dei paesi predisponevano il loro schieramento e rimanevano in attesa del miglior offerente o del candidato più quotato. Stabilito il compromesso col “galoppino”, l’oste iniziava la propaganda, prima in sordina, poi ad alta voce, a favore del suo protetto. La propaganda si accentuava nell’ultima settimana e finiva il sabato sera della vigilia con una banchettata a base di trippa, di cazzeula, di rosticciata, con abbondante inaffiamento di trani e barletta. C’erano gli scrocconi che riuscivano a mangiare in più osterie degli opposti candidati. Era questo il preludio delle votazioni che si sarebbero iniziate in mattina successiva alle ore 9 per terminare alle ore 16 spaccate.
Taluni avevano ritegno, per pudore, di farsi vedere a banchettare e si tenevano in disparte; ma non volevano rinunciare al beneficio. Questi venivano abbordati separatamente dai “galoppini” e l’intesa veniva pattuita con una parolina in un orecchio.
Spesse volte i conti dei candidati, ad elezioni ultimate, non tornavano con i voti ricevuti, il che denunciava che taluni elettori li avevan presi a gabbo; avevan incassato lo scudo e votato per quell’altro! Nelle elezioni successive i “galoppini”, per meglio garantire il loro impresario contro gli inganni, escogitarono il sistema di tagliare un biglietto da cinque lire in due. Soltanto se i voti accaparrati uscivano veramente dalle urne, l’elettore poteva ritirare la controparte del biglietto e farne uso.
Talvolta s’è ricorso persino al doppio giuoco; ma il risultato fu che i candidati dovettero spendere il doppio per i loro galoppini !
Una forma che non è di corruzione, ma di pura cortesia, veniva usata nei centri maggiori; l’uso della carrozza per trasportare gli elettori anziani, i malati dell’ospedale, e coloro che abitavano lontano dalla sede di votazione.
Tutti i vetturini erano accaparrati, dai candidati o dai rispettivi partiti, per il servizio del giorno delle elezioni. I vetturini in servizio elettorale si distinguevano da una fascia bianca o colorata al braccio a seconda del partito che li aveva assoldati.
La corruzione e la pressione a quei tempi era facilitata dal fatto che ancora non esisteva la scheda di stato e la cabina separata. Si votava con delle schede stampate a carico dei candidati su un tipo di carta approvata preventivamente e di identiche dimensioni. L’elettore si recava nella sala di votazione con la scheda preferita in tasca e la consegnava al presidente per essere deposta nell’urna.
Con la formazione dei partiti di massa, con l’avvento del suffragio universale, cadde ogni possibilità di corruzione. E non è il caso di parlare di corruzione nelle famigerate elezioni per il plebiscito, nelle quali ci fu un solo elettore : il manganello !
Ci vien da pensare, supposto che le moltitudini fossero ancora disposte a lasciarsi corrompere, quante “piccole” di busecca, quanti ettolitri di vino, quanti scudi svizzeri occorrerebbero per accontentare gli elettori di sesso maschile e quante paia di calze di “nylon” per accontentare quelli di sesso femminile ?
Diamo passata.
Carlo Azimonti - La Prealpina sabato 3 Aprile 1948