Ricordo di Giovanni Bandera (di Enrico Candiani)
In memoria di Giovanni Bandera (di Giuseppe Gabri)
I Brüsciti Frègi (di Giovanni Bandera)
Ul vegn da Büsti (di Giovanni Bandera)
Tègn da contu i por morti (di Giovanni Bandera)
I piüon dul Ninu (di Giovanni Bandera)
A Poànima (di Giovanni Bandera)
Ul pan di paisan (di Giovanni Bandera)
Ul cü dul galétu (di Giovanni Bandera)
A féa di morti a Legnan (di Giovanni Bandera)
Giovanni Bandera (scomparso con grande rimpianto di tutti gli amanti della bustocchita, lo scorso 28 ottobre 2012) è un vero pozzo di cultura bustocca. La sua tesi è che il bustocco vero è quello dei "cassinàtti" ossia gli abitanti delle cascine, quelli, insomma, che sono rimasti immuni da influenze moderniste.
Il concetto, naturalmente, è molto discutibile, e tuttavia è il sintomo di un suo modo di vedere il bustocco: la purezza.
Ha composto numerosissimi scritti, a partire dalla metà degli anni '70. In essi troviamo proprio la storia e gli aneddoti delle cascine di un tempo. E' una letteratura molto interessante perchè fornisce uno spaccato della società di un tempo, società che, va pur detto, è definitivamente scomparsa.
Non è una fonte "progressista" di bustocco. La sua grafia è sostanzialmente 'giaviniana' e la lingua è legata al mondo rurale. Non fa uso dei neologismi. Nelle composizioni degli anni '90 si è sbilanciato ad analizzare il mondo moderno, sempre però con un occhio volto al passato.
E' stato certamente uno degli autori più prolifici, detentore di un patrimonio impareggiabile.