RITROVO DEGLI AMICI "IN TRA DA NÖGN"
La sera del 25 febbraio 2005, al solito ritrovo in Olgiate, si è svolto il periodico “raduno” degli amici della associazione, libera associazione, “in tra da nögn”. Come al solito la serata è stata organizzata da Antonio Tosi, il “pedela”, e da Giuseppe Gabri. La serata ha avuto, come ospite principale, Giampiero Rossi, molto noto in città per i suoi trascorsi di uomo delle istituzioni. Ciò che interessa a noi, ovviamente, non sono i trascorsi politici dell’uomo, bensì il racconto di alcune sue esperienze quale amministratore cittadino: sentire dal vissuto dell’uomo, per così dire, il “profumo” di come funzionavano le cose. Dopo il prologo dell’amico Giorgio Giaco-
“cazöla” (che, lizon lizan, tutti hanno buttato nel gozzo). Rossi ha intrattenuto gli astanti con una verve notevolissima. Ha raccontato un po’ gli anni ’60 a Busto, decantandone le lodi sperticate. Ha raccontato dello spirito della Bustocchità, della dedizione al doppio e triplo lavoro, del carattere del Bustocco. Ha poi concluso – un po’ malinconicamente – riscontrando che quelle qualità, a Busto, non si trovano quasi più. Per parte mia mi
melli che ha letto il proprio articolo sul “baffo”, il sindaco buono, Angelo Borri, pubblicato anche su queste pagine, il nostro “Presidente democraticamente eletto” (mi perdonerà se lo chiamo così: democraticamente nel senso che nessuno lo ha eletto, ma tutti lo riconoscono tale !) ha presentato l’ospite. Va pur detto che nel frattempo si è dato fondo ad un eccellente antipasto (poca roba, nel senso di giusta per quantità e poca per tipologia, così non “infescia”) e soprattutto ad una succulenta
dieci anni, sono passati a 80.000. Un nuovo abitante ogni tre. Ovvio che la Bustocchità si sia di molto “diluita”, sperdendosi. Eppoi, non si è curata né la cultura né il tessuto urbano. Si è lasciato che le scuole finissero in mano quasi esclusivamente a onesti docenti meridionali che però portavano la loro cultura. La nostra non la conoscevano, e, a volte, la disprezzavano anche. I risultati sono quelli che possiamo leggere ancora oggi. Rimandiamo al nostro articolo sullo scempio ed il genocidio culturale. Insomma, l’intervento di Giampietro Rossi
permetto di dire che le radici di questo naufragio culturale, però, nascono proprio in quegli anni, gli anni ’60, e quella classe dirigente, allora forse inconsapevole, è corresponsabile ed artefice di questo decadimento. Proprio in quegli anni sono state demolite alcune fra le più belle ville Liberty per far spazio a speculazioni edilizie e palazzacci, di pessimo gusto
architettonico, che ancor oggi ammorbano la “skyline” di Busto. In questo, mi sento supportato dalle opinioni espresse, ben più degnamente di me, dall’arch. Spada nella Sua opera “architetture Pubbliche”. In questo periodo, si è avuta una immigrazione rapida e selvaggia. Per lo più onesti lavoratori, oggi in gran parte integrati ottimamente. Ma, come ha detto Rossi, da 60.000, gli abitanti di Busto, in
contiene luci ed ombre. Luci di storia e verve singolarissime. Ombre di un passato che è il cuore, la radice della decadenza Bustocca. Ovviamente, noi la aspettiamo ancora, Rag. Rossi. Da noi sarà sempre graditissimo ospite. La serata si è poi conclusa con le felicitazioni per la presenza, ai nostri tavoli, della vincitrice e del secondo classificato del concorso di poesia Bustocca organizzato dagli “Amici del ‘30”. I testi delle due composizioni vincitrici saranno pubblicati su queste pagine nei prossimi giorni. Si è concluso con l’ennesima incommensurabile grappa dell’amico Giovanni Bandiera (ul cangelén) Come sempre, la serata della nostra libera associazione è stata – semplicemente – meravigliosa. Bustocchi veri, amicizia vera, sincerità !
Enrico CandianiHome