Luglio
Tratto da: I mesi
Lüj, a tera la büj: e a i monti e al maj
sa va a cercà sulievu e refrigeri,
sa va a cercà ‘n po’ da ristoru e al paj
d’avegh pù da fastid, pù da penseri...
Ma se sti dì da svagu i custan caj,
e i risparmi da mesi e mesi interi
i sügan sü e i fan saltà magaj
ul pastu e sta da stomagu lingeri;
men pensu ch’al sia mej sta in leciu coci
a fa di sogn, o teme ‘na liserta
sta a fasi rustì al su, per tjà noci...
Cha lu goda chi voêui, ch’al sa diverta!...
Chi pò, ch’al maza un bô; ma chi non pò,
ch’al meta ul coêui in pasi pa’ ul ben so’...
Luglio la terra bolle: e ai monti e al mare
si va a cercare sollievo e refrigeri,
si va a cercare un po’ di ristoro e pare
di non avere più di fastidi, più di pensieri
Ma se questi giorni di svago costano cari,
e i risparmi di mesi e mesi interi
si asciugano su e fanno saltare magari
il pasto e stare di stomaco leggeri;
io penso che sia meglio stare a letto pacifici
a fare dei sogni, o come una lucertola
stare a farsi arrostire al sole, per tirare notte...
Che lo goda chi vuole, che si diverta!...
Chi può, ammazzi un bue, ma chi non può,
che metta il cuore in pace per il bene suo...
Tratto da: Lünari büstocu
L’è teribil ul coldu da Lüj:
a sa süda anc’ a vuè fa naguta;
a l’è ‘l mesi che a tera la büj:...
chi tra foêua ul burghes, chi sa sbiuta
e chi pò, par cercà refrigeri,
cur a i monti o dul mar sü i rivieri.
Serà i scoêui; quasi voêuj i cafè;...
anch’ i nostar por fioêu, chi malsan,
a sa mandan cun pochi danè
a i culoni marin’ e muntan;
e chi in Büsti, che intantu al sa svoêuia,
neun sa crepa da coldu e da sloêuia.
Neun, por cristi, a stem mâ fin’ in leciu;
sa sufega a tegnì serà-sü;
s’a sa dervi a finestra in sü ‘l teciu
i zanzari ma lasan sta pù;
e sa volta e rivolta, e al paj quasi
d’ esi ‘n mezu a di boêusci e di brasi.
Sa va giù den par dentu a Tisen
par fa un bagn, o in di rongi da a basa;
ma tütt’ i ann a gh’è sempar, desten!,
un caj veun che a so’ pel al ga lasa:...
par salvasi da un coldu da can
d’andà in buca sa ris’cia al pujan.
Ma in campagna tüscos ga madüa;
e in di piazi sa vedi e pa’ sträa
di careti da früta e verdüa...
Chel di ingüri: “l’è fresca, geäa,
a la sbragia, a sa bei, a sa pacia
e sa lava e rinfresca anca a facia”
E se poêu la ma manda Sant’Ana
sü i campagn a so’ doti dul ciel,
cha sa cerca e sa specia ‘me a mana,
g’avrem üga e in cantina un vasel
da chel tal viscuren, riservà
sul pa’ i festi e i amisi da câ.
Però dulcis in fundo, e a la fen
da stu mesi ecu San Calimeri,
metù lì pa’ indulzimi ul buchen;
lì par dim cha hin un bon refrigeri
anch’i nostar burlett, chi da gom,
da rabarbar, da cedr’ e da pom.
È terribile il caldo di Luglio:
si suda anche a volere far niente;
è il mese che la terra bolle:...
chi tira fuori la giacca, chi si spoglia
e chi poi, per cercare refrigerio,
corre ai monti o al mare sulle riviere.
Chiuse le scuole; quasi vuoti i caffè;...
anche i nostri poveri ragazzi, quelli malsani,
si mandano con pochi soldi
alle colonie marine e montane;
e qui a Busto, che intanto si svuota,
noi si muore dal caldo e dalla fiacca.
Noi, poveri cristi, stiamo male perfino a letto;
si soffoca a tenere chiuso;
se si apre la finestra sul tetto
le zanzare non ci lasciano stare più;
e si volta e rivolta, e pare quasi
d’essere in mezzo alle spine e alla brace.
Si va giù ogni tanto al Ticino
per fare un bagno, o nelle rogge della bassa;
ma tutti gli anni c’è sempre, destino!,
qualcuno che la sua pelle ci lascia:...
per salvarsi da un caldo da cani
di andare in bocca si rischia ad un uccello rapace.
Ma in campagna tutto matura;
e nelle piazze si vede e per strada
dei carretti di frutta e verdura...
Quello delle angurie: “è fresca è gelata,
grida, si beve si mangia
e si lava e rinfresca la faccia”.
E se poi mi manda Sant’Anna
sulle campagne la sua dote del cielo,
che si cerca e si aspetta come una manna,
avremo uva e in cantina una botte
di quel tale vispo, riservato
per le feste e agli amici di casa.
Però dulcis in fundo, alla fine
di questo mese ecco San Calimero
messo lì per addolcirmi la bocca;
lì per dirmi che sono un buon refrigerio
anche le nostre caramelle, quelle di gomma,
di rabarbaro, di cedro e di mela.
Solleone e canicola. Questo il riferimento all’inizio della composizione: e si dice come la nostra Busto in questo mese si svuoti, mentre si vanno popolando le villeggiature da coloro che cercano un po’ di refrigerio all’opprimente calore estivo, e come i nostri bimbi trovino ristoro e salute in ridenti e confortevoli colonie marine e montane.
Si dice pure quanto sia disagevole la permanenza di chi è costretto a rimanere in città e, dopo un cenno a sciagure che si ripetono tutti gli anni, si ricordano i graditi doni di questo mese, ortaggi e frutta,con speciale riferimento alle “angurie”, vero ristoro all’arsura nelle torride giornate.
Si ricorda poi quanto sia provvidenziale la pioggia al giorno di S. Anna ed anche quel Santo che, all’ultimo del mese sia messo lì come un richiamo ad una delle nostre specialità, le caramelle, quasi per offrirci un sollievo ai disagi che questo mese ci procura. (I nostri vecchi chiamavano “calimeri” le caramelle, che erano di diverse qualità, di rabarbaro, di cedro, di pomi e di gomma).
Enrico Crespi 1958
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