
Peppino Mancini
saluta Fulvio Bernardini
GIUSEPPE MANCINI “Peppino“
Giuseppe Mancini detto Peppino nasce a Rocca San Casciano, in Romagna, da Giovanni Mancini e Anna Tartagni, e giunge dalle nostre parti nel 1938.
Al volo si rende conto che a Busto, i nativi, non vantano particolari ascendenze nobiliari, ma han tanta voglia di fare.
Sposa Giannina, già vedova e con una figlia, e si insedia in Via Matteotti assieme alla madre fino a quando si trasferirà dalle parti di via per Lonate. Vende generi alimentari.
Un bel giorno, è da poco finita la guerra, suo fratello Nando, quasi accigliato, lo vede contar passi su un terreno dietro la loro casa, chiede:
- “cosa fai Peppino?”>.
- "non ti preoccupare, poi vedrai".
Peppino impianta, sul terreno misurato, un distributore di benzina. Instancabile, vulcanico, pian piano entra nel giro giusto del petrolio, entra in attività collaterali tra le più disparate, dà lavoro, tanto, a Busto e da altre parti. Nella “sua” Rocca San Casciano, al confine con la Toscana, crea un'azienda del “benessere” con tanto di piscina ed alberghi.
Diventa distributore per la famosa "pepsi-cola".
Mancini le televisioni private
Nel 1973, a tempo perso, ma con una lungimiranza invidiabile, inventa, assieme a Renzo Villa,
TeleAltoMilanese, fra le primissime televisioni private italiane.
Inaugurata il 1 novembre 1975 e sequestrata il 17 dicembre dello stesso anno, darà corso ad epiche battaglie legali poste in atto dalla RAI (che pretendeva l'esclusiva dell'etere), finchè il 23 febbraio 1976, presso il Tribunale di Busto Arsizio il Pretore Gaetano Cioffi emetteva la sentenza assolutoria nei confronti della emittente televisiva “libera” Telealtomilanese TAM.
Sarà la fine del monopolio RAI.

La vittoria giudiziaria di Mancini e di Tele Alto Milanese
ripresa dal quotidiano "La notte"
In quel formidabile anno di campagna elettorale (1976), Tele Alto Milanese (TAM) intervistò Giovanni Spadolini, Susanna Agnelli, all'epoca senatrice, Pannella, Almirante, Pisanò, Berlinguer, Malagodi.
L'intero pacchetto azionario di Telealtomilanese fu poi acquisito, nella primavera del 1978, da Rizzoli Corriere della Sera. Gli stessi studi di Cologno Monzese ospitano ora la sede operativa di Mediaset, in quanto Telealtomilanese, dopo l'esperienza come capofila del circuito Pin (prima rete indipendente) è confluita in Rete4 e dunque in quella che oggi è Mediaset.
Da Telealtomilanese, sorgerà come costola a seguito di "scissione" operata da Renzo Villa ed Ettore Andenna, Antenna 3 Lombardia.
Mancini e lo sport a Busto
Grande è stato il suo ruolo nello sport della città. Già nella metà degli anni cinquanta organizza il “Torneo Città di Busto Arsizio” per squadre di calcio composte da sei giocatori. Le partite vengono giocate nello Stadium di via Valle Olona, tra compagini di spicco composte da giocatori, anche professionisti, provenienti dalle zone limitrofe a Busto, sin dal vicino Piemonte.
Mancini si avvicina alla Pro Patria, gestita dal commissario straordinario Dr. Ercole Caimi, collabora all'entrata in società della famiglia Candiani, alla nomina del rampollo Enrico alla presidenza del sodalizio biancoblu.
Nel'70 rileva dai Candiani le quote della Pro Patria, dà retta a tizio e caio, assume personaggi sul viale del tramonto calcistico alquanto scarsi sul campo, ottiene che i biancoblu retrocedono nel 1972 tra i dilettanti.
Peppino lascia la presidenza, rimane dietro le quinte. La squadra è affidata per il rilancio al duo Turconi-Pedroni, gira bene, sfiora la promozione (5° posto).
Nel '73 quale responsabile tecnico viene assunto Adelio Crespi, ottimo centrocampista bianco blu anni sessanta, con l'intento di riportare la Pro Patria tra i professionisti. Crespi lavora sodo, porta nuove idee impostando schemi di gioco che guardano al possesso della palla per rafforzare la difesa e spedire gli attaccanti al gol. I Tigrotti sono secondi dietro lo straripante Sant'Angelo Lodigiano.
Seguono dal 22 settembre 1974 in poi, 18 vitttorie 14 pareggi 2 sconfitte 36 gol fatti 16 subiti, e la promozione in C a spese del tignoso Cantù, staccato di cinque lunghezze. Fornara, 11 gol, è implacabile cannoniere e dietro Ettore Frigerio “Friz” combatte da Tigrotto d'antan, ovvero il mitico difensore Pio Mara versione anni settanta, l' Angiulèn Turconi-olimpionico, mattatore del Milan sconfitto 3 a 2 al comunale di Busto il 29-5-1949 da una sua micidiale bordata scagliata da oltre trenta metri.
La squadra è ben giudicata dal CT Fulvio Bernardini, che la schiera contro gli azzurri a Masnago (Varese) nel 1975.
Grazie alle proprie entrature in Pepsi Cola, Mancini organizza, il 12 aprile del '75, una memorabile giornata con la presenza nientemeno che di Pelè.

Pelè ripreso durante lo stage
allo 'Speroni' di Busto Arsizio

Pelè e Mancini, presidente della Pro Patria
Mancini e lo scandalo petroli
Sfiorato dal primo 'scandalo petroli' subì una condanna in primo grado nel 1992.
Nella sentenza 10.3.1983 del Tribunale di Torino, tuttavia, emergerà che Mancini collaborò proficuamente con gli inquirenti.
La "macchia" rappresentata dal tale indagine, tuttavia, non è sufficiente ad oscurare l'intraprendenza, l'arguzia e la lungimiranza di un imprenditore che seppe portare a Busto una ventata di innovazione.
Si spegnerà nel 2003, e fino all'ultimo frequenterà in proprio storico barbiere di Via Matteotti.
di Giorgio Giacomelli (parte sportiva)
Enrico Candiani (parte storico-giudiziaria) e P.U. Ferrario