Pillole Bustocche 8 - Vonciu me 'n lüm

15 settembre 2024

Sporco (unto) come un lume

Vonciu, letteralmente "unto". Il significato bustocco però è "sporco". Naturalmente ci sono molti livelli di sporcizia. E molti tipi. Quando 'l é vonciu si intende che è sporco, pricipalmente da intendersi come sporco da untura o da lungo utilizzo senza aver lavato l'oggetto o, persino anche la persona stessa.
Insomma: uno che non si lava 'l é un vunción. A questo proposito ricordo una trattoria a Castelletto di Cuggiono nota ufficialmente come 'Mario il pescatore', ma al secolo Mariu ul vunción.
Ad ogni buon conto, abbiamo capito che quando una persona o una cosa sono molto sporche, il termine vonciu è assolutamente adatto.
Certo ci sono altre parole: lurdu, spurscelentu , ma si riferiscono a situazioni specifiche e dettagliate: sporcizie estreme, al punto di essere proprio "luridi" o addirittura ... come i porci.
Ma se siamo di fronte ad una sporcizia consistente ma, per così dire, ordinaria, vonciu va benissimo.
E però c'è vonciu e vonciu. Se lo sporco è proprio incancrenito, stratificato, se è proprio sporco su sporco, untuoso, uno sporco di quelli che... quando tocchi... attacchi... beh allora a ti sé vonciu 'me 'n lüm. Ossia unto, sporco come un lume.
Un lume ??
Eh si, un lume. Forse che le lampade di casa si considerano sporche perchè raramente vengono pulite dalle moderne e meno moderne massaie ?
Niente affatto.
Il lume è il lume, non il lampadario.
Il lüm è la lampada ad olio, quella che illuminava le case ben prima che la corrente elettrica fosse diffusa ed utilizzata, fra l'altro, per fare luce quando c'è buio.
Le lampade ad olio, come dice la parola, creavano luce attraverso la combustione del petrolio da lampada (in bustocco: ucelìna): la fiammella generava luce che illuminava, un minimo, le case dei bustocchi come di tutti gli altri popoli pre-industriali.



Pubblicità degli anni '20 del '900 di latta di petrolio da illuminazione

La lampada ad olio richiedeva continui riformimenti del combustibile, contenuto in apposite latte. Ora, non serve grande fantasia per capire che queste lampade fossero perennemente untuose, sporche, appiccicose e generalmente non troppo ben profumate.
Raramente venivano lavate: lavarle comportava uso di detersivi (costosi) e spreco di materiale (olio) che sarebbe stato lavato via anzichè usasto per bruciare e illuminare. Ricordiamoci che i bustocchi i éan tacá sü.

In soldoni: la lampada ad olio era... voncia. Ma tanto voncia.
Di conseguenza per indicare un qualcosa di davvero sporco, incroccato da strati e strati di sporco, untuosità e appiccicaticcio, la similitudine era a portata di mano: vonciu 'me 'n lüm. Sporco, unto come un lume, ossia una lampada ad olio.

A titolo di cronaca, una canzoncina che si cantava ai bambini bustocchi (io stesso da piccolo andavo matto per questa filastrocca), aveva a che fare proprio con la lüm. Si prendeva il bambino sulle ginocchia e lo si faceva saltellare cantando:

e ciümm e ciümm e ciümm
e ciümm e rataciümm
farèmm a rustisciana
cun l'oli de la lüm

Faremo la rustisciana (piatto tipico bustocco, con ricetta che trovate qui) utilizzando l'olio della lume. Quindi una vera porcheria !

Buon appetito !!



Tipica lampada a olio


Note di Mario Colombo
Ucelina: da Lucilina, nome commerciale del primo petrolio illuminante, brevetto francese del 1863. La pubblicità chiamava le lampade apposite “ad incandescenza” e assicurava: “non esigono pulitezza speciale”, al contrario di quelle ad olio di sego o ad olio vegetale (forse si riferiva a quest’ultimo la filastrocca sulla rustisciana). Invece gli scritti scientifici ne citavano l’odore sgradevole, l’alta e pericolosa infiammabilità, la necessità di mantenere ben pulita la lampada e, soprattutto, i gravi disturbi che causava alla salute.
Però il nome francese Luciline è quello di un fiume che scorreva a Rouen e che è stato incanalato e tombinato. Poi, proprio a Rouen, è nata nel 1868 una distilleria di petrolio (importato dalla Lousiana) cui il proprietario diede quel nome, trovandogli un’origine diversa, dal latino lux, lucis (luce); secondo un’altra teoria, il nome venne da quello di Lucia, una figlia dell’imprenditore che acquistò la raffineria nel 1881. Ora, Rouen Luciline – Rives de Seine è un quartiere di Rouen che si sviluppa con particolari accorgimenti ambientalistici (raccolta dell’acqua piovana, riscaldamento e raffrescamento con pompe di calore, edifici a basso impatto ambientale, sostegno alla biodiversità vegetale e animale, progetto di riportare alla luce il fiume ecc.), a vocazione mista residenziale ed economica; un quarto degli appartamenti sono a destinazione sociale e un altro quarto a locazione calmierata, per consentire la nascita di un ambiente socialmente ed etnicamente ‘misto’ e il ritorno delle famiglie e delle attività commerciali che ne erano state espulse.
Da bambini me ne fecero bere un cucchiaio “par disfescià i vèrman”, gli ossiuri che mi avevano infestato l’intestino perché giocavo per terra e mettevo le mani in bocca. Eccellente (!) e allora unico rimedio, già in commercio, per questo impiego, intorno al 1860 col nome di olio di sasso o olio di nafta (si diceva “il nafta”, maschile).
Arrivata la luce elettrica, le lampade a petrolio rimasero in uso presso i carrettieri, che erano obbligati, di notte, ad averne una accesa e appesa sul retro del mezzo: luce di posizione ben visibile perché oscillante, e probabilmente più sicura e meno costosa di una lampada a carburo. Quella riprodotta qui sopra è, appunto, una lampada da carrettiere, o da stalla: quelle da tenere in casa non avevano l’armatura metallica né l’anello per sollevarla e appenderla.