Ipotesi storiche su San Cirillo (Ezio Maria Giani - 1988)

Nell’epoca della cosiddetta controriforma successiva al concilio di Trento (1545-1563), la diffusione e la devozione per le reliquie dei Santi ebbe nuovo impulso, favorita dalla stessa Chiesa Cattolica.
La riforma luterana aveva duramente attaccato il culto dei Santi, e per reazione, la controriforma ne statuì, invece, la piena legittimità.
Negli “acta sanctorum” viene indicato un Cirillo martire che, in data incerta ma secondo alcuni ricostruibile nel 262 d.C, quale militare al servizio della Prefettura Romana, avendo abbracciato in segreto la fede Cristiana, in occasione del martirio della vergine Anastasia (che fu condannata al taglio dei seni !), avrebbe ripetutamente dato a quest’ultima dell’acqua da bere.
Compreso che Cirillo era Cristiano, il Prefetto ne avrebbe ordinato l’immediata esecuzione, a fil di spada, subito fuori le mura.
Per mancanza di documenti certi, il ritrovamento dei resti del martire e il suo arrivo a Sacconago non sono certificabili sul piano storico.
Basando il proprio scritto sulla base di “quanto di norma accadeva in questi casi, sugli scarsissimi dati certi in nostro possesso, nonché valendomi dell’aiuto del coordinatore degli incaricati dell’Archivio Storico di Curia”, Giani ha ricostruito la seguente ipotesi.
La scoperta dei resti forse avvenne al cimitero di S. Callisto sulla via Appia a Roma, che conteneva più di 170 mila martiri. Ipotesi che, però, lo stesso Giani conferma non suffragata da alcun documento.
“Quasi certamente in virtù di qualche pia relazione, la reliquia fu poi assegnata alla Diocesi di Milano, con un permesso speciale per il suo trasferimento, del quale però a noi non è rimasta alcuna traccia. Una volta arrivata nella nostra curia Arcivescovile, fu sottoposta a perizia medico legale per stabilirne l’autenticità. Il referto avrebbe dovuto specificare: l‘enumerazione e la denominazione di ogni singolo elemento componente la reliquia: l’età approssimativa della persona morta, il sesso, la causa della morte ecc.
Non sappiamo se tale perizia sia stata eseguita anche nella Cura Romana”.

Sta di fatto che il giorno 8 gennaio 1677 il notaio della Curia arcivescovile di Milano, Paolo Antonio Filago, stilò l’atto di ricognizione e autenticazione dei resti del santo. Anche di questo documento però si è persa ogni traccia. Viene però menzionato in due verbali di Visite Pastorali custoditi nell’Archivio Storico Diocesano.
Nel primo (visita Mons. Repossi) si legge: “Il corpo di San Cirillo M. integro, riconosciuto per istrumento redatto per P.A. Filago, notaio della Curia Arciv. Di Milano, il giorno 8 gennaio 1677”.
Nel secondo, in occasione della visita del 1753 del card. Pozzobonelli, si legge: “Sopra l’altare di San Carlo e Cirillo entro un’arca cristallina, ricomposte riposano le sacre ossa di S. Cirillo M., riconosciute ed autenticate in Curia A. di Milano, come da istrumento redatto dal notaio P.A. Filago il giorno 8 gennaio 1677”.
In ogni caso, detto atto notarile non stabiliva che la reliquia fosse assegnata a Sacconago.
La data di traslazione a Sacconago dovrebbe esser avvenuta nel 1678, data desunta dalle cronache parrocchiali, che hanno documentato il festeggiamento del 250 ° dalla traslazione nel 1928.
Se quella fu la data di traslazione, avvenne durante l’epoca in cui era parroco Pietro Francesco Crespi.
Qui si prosegue con la leggenda, tramandata oralmente dal popolo, secondo cui i buoi che trasportavano le reliquie, forse destinate a Busto, giunti a Sacconago non vollero più proseguire oltre.
Giani ritiene detta legenda infondata, visto che è poco probabile che un carico così prezioso potesse venir “dirottato” per volontà di un paio di buoi e lasciato alla mercè dei passanti che se ne potevano impadronire. Conclude dunque che dette reliquie erano certamente state destinate a Sacconago, con adeguate lettere di accompagnamento, anche queste perdute.
Sorsero contrasti perché le reliquie vennero poste nella cappella di San Carlo. Nel settembre 1689 è documentato che i parrocchiani avevano già in mente di costruire una nuova parrocchiale (cosa che in effetti avvenne un paio di decenni dopo) e che ivi sarebbe stata destinata una cappella per San Carlo e una per san Cirillo.
Tuttavia, anche nella successiva chiesa l’attuale “chiesa vecchia”, l’urna di S. Cirillo fu collocata nella cappella di San Carlo.
Grandiosa fu la manifestazione del 250 °, già citata sopra, in occasione della quale vennero in paese oltre 20 mila persone anche da paesi distanti più di 30 KM.
Il 31 ottobre 1948 l’urna venne portata nella nuova monumentale chiesa e collocata nell’altare d San Giuseppe.
Nel 1954 vennero fatte in legno la testa e le mani del Santo.
Nel 1962 si celebrò il 17° centenario dal martirio del Santo, come testimonia anche un articolo sulla Prealpina del 27 giugno 1962.

Sintesi della pubblicazione di Ezio Maria Giani - 1988

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