I miei quasi venti anni


Vita militare

Un giorno ricevo la cartolina di presentarmi al deposito marina di La Spezia. Una sera dei primi di febbraio del ’39, io ed un altro amico di Busto (oggi ormai morto da anni), partiamo con una tremenda nebbia e un freddo cane. Arrivati a La Spezia, in questa caserma infernale ci volle una settimana per la vestitura; in questo frattempo, qualche “grande scienziato della salute collettiva” ha inserito qualche purgante diabolico nella cena. Io, nell’assaggio, ho capito che qualcosa non quadrava e non ho mangiato. Dopo qualche ora tutti questi ragazzi con la pancia in mano correvano ai gabinetti, ma i posti erano poche decine, e i bisognosi erano centinaia. Beh, quella sera hanno riempito di m…. tutti i piani, viali e corridoi. Garantisco che una cosa simile nessuno potrà più vedere. Le terme di Montecatini sono zero a quei confronti.
Qualche giorno dopo fummo destinati a Taranto.
Appena arrivati in quel deposito, incontro un certo Crespi di Busto (futuro cognato dell’amico Walter Baroli). Dopo qualche giorno mi mandano a Buffoluto (in mar piccolo) al deposito mine e siluri e Bombe di profondità, e nel tunnel sotto la collina c’erano tutti i proiettili per cannoni in dotazione scorta per le navi, mentre nella parte piana sotto la collina avevano dei grandi capannoni in zona isolata, con almeno cinquemila mine di profondità e una capacità esplosiva di cento e duecento chilogrammi di tritolo, che i nostri sommergibili e Torpediniere caricavano a bordo quando si verificava una necessità di creare qualche sbarramento subacqueo in zone strategiche, onde impedire infiltrazioni nemiche di mezzi navali.
Il comandante di questo reparto era un certo Capitano “Cappone”, napoletano, che abitava in Taranto, ma d’estate trasferiva tutta la famiglia in una piccola ed unica villa in cima alla nostra collina in mezzo alla pineta, protetta da un’alta muraglia.

Gino Candiani


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